Camorra, dai domiciliari gestiva il clan tramite i “pizzini” alla moglie e al fratello militare: tre arresti

Dai domiciliari a Gaeta continuava a gestire gli affari del clan La Torre-Gagliardi di Mondragone tramite la moglie e il fratello, caporal maggiore dell’Esercito Italiano, che gli consegnavano i pizzini provenienti da altri affiliati. Con l’accusa a vario titolo di associazione camorristica, detenzioni di armi e ricettazione con l’aggravante mafiosa sono finiti in carcere su ordine del Gip del Tribunale di Napoli l’esponente del clan, Antonio Miraglia, il fratello Angelo e la moglie Rita Caramanica, accusati di detenzione illegale di armi da sparo e di ricettazione. Dalle indagini, partite dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, è emerso il tentativo degli arrestati di rovesciare i vertici del clan camorristico di Mondragone per acquisirne il controllo. Dalla lettura dei ‘pizzini’ che Antonio Miraglia, già ai domiciliari, affidava al fratello per dirigere gli affari, gli inquirenti hanno ricostruito gli assetti della criminalità mondragonese negli anni 2012-13 e la frattura tra due fazioni. Dalle indagini è emerso che Miraglia negli anni ha gestito varie piazze di spaccio compiendo azioni intimidatorie e custodendo le armi del clan; per questo suo servizio veniva regolarmente stipendiato, e, ad un certo punto, hanno accertato gli inquirenti, ha preteso dai vertici anche un aumento soprattutto in virtù degli atti violenti commessi sul territorio. Erano la moglie e il fratello a consegnargli lo stipendio dopo averlo ricevuto da altri affiliati. Proprio sull’ammontare della cifra ricevuta erano nati i contrasti con i vertici dell’organizzazione.

(nella foto antonio miraglia e rita caramanica)

 


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