Sgozzati dalla stessa mano in stile Isis, lasciati morire dissanguati lentamente e poi dopo tagliati e fatti a pezzi e interrati in un campo incolto in località Ferrarese di Afragola. Sono questi i risultati dell’autopsia sui due cadaveri di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano i ras del contrabbando di sigarette di Casoria e Mugnano e legati al ras scissionista Pietro Caiazza, trovati morti il 16 febbraio scorso. E se è vero che, come ci hanno insegnato gli ormai famosi serial americani del Crime, anche i cadaveri parlano allora gli investigatori sulla base dell’autopsia effettuata ieri hanno molti elementi in più sui quali lavorare. In primo luogo non ci sono segni di torture sui corpi e questo significa che gli assassini li hanno prelevati e uccisi non per sapere qualcosa. Invece Ferrara e Rusciano sono stati uccisi perchè hanno commesso qualche sgarro importante a livello economico. O un carico di sigarette non pagato o avevano deciso di rifornire persone non gradite al clan. In ultimo i due potrebbero aver avuto qualche responsabilità in merito all’arresto di Pietro Caiazza, Ciro Mauriello (i due nuovi reggenti del clan Amato-Pagano) e loro referenti arrestati insieme ai fratelli Maurizio ed Elia Cancello quattro giorni prima della loro scomparsa. Un’unica mano li ha uccisi. Mano esperta. Un taglio profondo ad U alla gola fatto da chi sa fare “lavoretti” del genere. E questo significa che uno dei due ha assistito all’agonia dell’amico sapendo che di li a poco sarebbe toccato anche a lui. Una morte avvenuta per dissanguamento in pochi minuti durante i quali le due vittime sono rimaste anche coscienti. Una fine macabra. A cui si è aggiunto l’orrore nell’orrore del taglio dei corpi in stile “macelleria messicana” come si usa dire nel mondo dei narcos. Gli inquirenti intanto continuano le loro indagini puntando sulle due persone iscritte nel registro degli indagati da due settimane. Persone che hanno avuto di frequente negli ultime giorni di vita contatti con le due vittime. Il controllo e l’intreccio delle telefonate e dei messaggi dagli smartphone delle due vittime, che gli assassini hanno fatto trovare insieme con i documenti nella Fiat Idea con la quale i due erano arrivati all’appuntamento con la morte ad Afragola, stanno portando gli investigatori sulla pista giusta.
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