Camorra, il gip: “Tommaso Prestieri poco credibile, non è stato ammesso al programma definitivo di protezione”

Anche Tommaso Prestieri l’ex impresario di cantanti neomelodici e poi poeta e poi boss legato al clan Di Lauro di Secondigliano ha parlato con i giudici di quello che avvenne la sera del 6 novembre del 2004 ai Sette Palazzi di Scampia quando fu ucciso la vittima innocente disabile Antonio Landieri. Anche se il gip Federica Colucci che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per il boss Cesare Pagano, Gennaro Notturno, Pietro Caiazza, Davide Francescone e Giovanni Esposito, non ha ritenuto di utilizzare le dichiarazioni di Tommaso Prestieri perché poco credibile e perché non è stato ammesso al programma definitivo di protezione, le sue dichiarazioni rappresentano uno spaccato interessante di quello che era il clima tra Scampia e Secondigliano all’epoca dello scoppio della prima faida di camorra.
“” .. omissis .. Verso mezzanotte si presenta a casa mia Tommaso Rusciano , accompagnato dalla madre Rosetta che piangeva. Chiedo a Tommaso cosa fosse accaduto e chi fosse o’ ti e Rusciano mi dice :”O’ zi o’ ti non è quello della Vela, è un ragazzo mongoloide che sta qui abbasso; quello non ce l’ha fatta a correre, le gambe si sono incespicate”; Rusciano prosegue il racconto: “Non appena abbiamo sentito il primo colpo, o’ Pisiello ha buttato la pistola e se ne è scappato, insieme a lui, O’ Zozzill ed io sono rimasto da solo e l’ho buttata anch’io, scappando insieme a Grasso a casa di mia sorella.. omissis… ”. Ma in un interrogatorio, agli atti dell’ordinanza del gip Colucci, e datato primo aprile del 2014 Tommaso Prestieri da il meglio di se nel racconto:

“…A questo omicidio ho assistito come testimone dalla finestra della ma cucina di via Labriola: io stavo vicino alla mia finestra facendomi la barba, poteva essere le 20,00 una serata umida, con me c’erano Francesco Irace, mia moglie Rita Bonanno e Luigi il barbiere…. Sotto la mia casa di guardia vi erano Tommaso Rusciano, ‘o Zizzill, Gabriele, Vincenzo Grasso, armati erano Tommaso Rusciano, ‘o zizzill, Daniele Russiello e tale Pisiello, nonché il ragazzo che abitava dove abitava la mamma di Discetti, che saprei riconoscere in foto; stavano armati per guadare la mia piazza, perché era appena scoppiata la faida; su da me vi era stato “Frizione”, ossia Salvatore Roselli che era sceso. Sento esplodere un primo colpo, vado alla finestra e vedo un sacco di gente scappare; nei pressi del supermercato Esposito che di sera ha dei fari che illuminano a giorno, vedo due autovetture, ed una terza che stava uscendo dal supermercato con i fari accesi. Le macchine dei killer erano: Una Punto Bianca da cui partirono i colpi, ed un’altra; io vidi distintamente, per le dimensioni trattandosi di un gigante Lucio Carriola, che spara verso il gruppo della piazza di cocaina dei fratelli Mauro, Salvatore e Vittorio Meola; i ragazzi che vengono colpiti stavano sotto una tettoia in lamiera a giocare a biliardino, Carriola spara altri sei o sette colpi, per come io vedo, successivi al primo che ho solo sentito…

…Circa cinque muniti dopo la portiera del mio palazzo, che lì abita sale da me mi dice che:”Hanno ucciso il TI” in un primo momento penso che il TI sia un ragazzo delle Vele, e poi mi dice che Tommasino Rusciano e gli altri miei ragazzi hanno buttato le pistole in mezzo ai giardinetti e sono scappati. A questo punto le chiedo la cortesia di andarmi a chiamare lo Spaccatiello, tale Guardigli , abitante nel mio stesso palazzo al dodicesimo piano, a cui venne ucciso un fratello, e ne ha anche uno collaboratore di giustizia; questo ragazzo viene subito da me e, insieme a mia moglie scendono giù e rinvengono quattro pistole, e le riportano a casa mia: una 7,65, una 9X21 Beretta, una .38 ed una .357 magnum cromata bianca; mando a chiamare Massimo Palumbo, marito di Raffaella Rusciano, sorella di Tommaso, che mi mantenevano armi e droga, le consegno le armi e le dico di portarle al deposito a casa loro, nello scantinato. Verso mezzanotte si presenta a casa mia Tommaso Rusciano, accompagnato dalla madre Rosetta  che piangeva… chiesi a mia moglie :”Rita che pistola aveva Tommaso” e lui “La 357” e mia moglir:  “L’ho trovata vicino ala farmacia” quindi era stata la prima ad essere buttata. Chiesi al Rusciano: “Chi ha sparato?” e Rusciani “o’ Lucio, Lucio Carriola”; chi stava al suo fianco? “o’ Pisano”, ossia Rito Calzone; e nell’altra macchina? “o’ zi vettorio e ‘o chicco ed in verità siamo scappati perché pensavamo che sparassero anche a noi” . Voglio precisare che dalla mia cucina, dalla cui finestra ho visto la scena, al luogo dove si sono svolti i fatti la visuale é libera. Irace era rimasto con me, spaventatissimo. Anche il barbiere era rimasto sopra, ma non sentì Rusciano perché se ne era già andato…Per quanto ho capito, Lucio Carriola sparò verso il gruppo in cui era Antonio Landieri perché riteneva che fosse il gruppo dei ragazzi che gestiva la piazza di spaccio dei fratelli Meola, che sono gli unici a non essersi mai girati dai Di Lauro; in quel momento storico era stata imposta la chiusura di tutte le piazze esclusa la mia e dunque il raid degli “Scissionisti” era diretto a far rispettare l’ordine…”.

Da questo racconto si capiscono le incongruenze di Tommaso Prestieri che fa il nome di Lucio Carriola come killer e che invece non compare in nessun altro racconto dei collaboratori di giustizia che hanno contribuito a risolvere il caso. E tra l’altro Prestieri parla della presenza dei fratelli Meola, che invece erano si il vero obiettivo dell’agguato, ma al momento della sparatoria erano già andati via.


Articolo precedenteNapoli, ecco il “Sistema Romeo”: consulenze, subappalti, finanziamenti e sponsorizzazioni a fondazioni e società sportive e culturali
Articolo successivoDa Napoli a Piacenza per fare una rapina: arrestati