Camorra, il pentito: “Il clan Amato-Pagano aveva infermieri e medici del Cardarelli a disposizione”

Il clan degli Scissionisti aveva a disposizione medici e un infermiere del Cardarelli pronti ad essere utilizzati e chiamati in qualsiasi momento nel caso qualche affiliato fosse rimasto ferito nel corso di conflitti a fuoco. Lo ha raccontato alla Dda di Napoli il pentito Michele Caiazza spiegando quanto era accaduto e quanto aveva visto di persona subito dopo l’agguato ai Sette Palazzi di Scampia avvenuto il 6 novembre del 2004 e in cui perse la vita l’innocente ragazzo di 25 anni disabile Antonio Landieri. Il retroscena è contenuto nelle 85 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Federica Colucci grazie alla quale il 23 gennaio scorso si è fatto luce sull’efferato delitto con l’arresto del boss Cesare pagano (quale mandante) e dei suoi complici Giovanni Esposito, Gennaro Notturno, Davide Francescone e Ciro Caiazza (padre del pentito). Il 14 luglio 2016 Michele Caiazza fratello di Antonio(altro collaboratore di giustizia) ha raccontato: “Cesare Pagano preoccupato dal fatto che a Gennaro Notturno era rimasto il colpo nel braccio, ( ‘o Sarraccino era uno dei componenti del commando di morte ed era rimasto ferito dal “fuoco amico” durante la sparatoria ndr) ed io invero vidi il braccio sinistro del Notturno avvolto in una calza medica tutta insanguinata, convocò un medico della loro famiglia a nome…(omissis) e Totore… (omissis) che lavorava al Cardarelli di Napoli, ed abita al Cassano anzi al Corso Italia di Secondigliano…l’infermiere del Cardarelli di Napoli amico di Carmine Amato  lo visitò dicendo che ci voleva un chirurgo….propose un suo amico medico, che venne nella nostra abitazione e operò Gennaro Notturno senza anestesia, e si lamentava a lungo…Notturno venne quindi operato da un chirurgo di cui non conosco il nome, che venne anche pagato dal clan. Totore veniva ricompensato per i suoi servigi con regali da Carmine Amato che aveva anche problemi di cuore e si faceva visitare da colleghi di  Totore…Gennaro Notturno lo fasciarono e per molti giorni successivamente ebbe la febbre. In questi giorni sia io che mio fratello Paolo assistemmo “Sarracino” nella fase di guarigione. La sera stessa in cui venne ferito sapemmo in quali circostanze era avvenuto; io in particolare le seppi da mio padre e da mio fratello Antonio, ma anche venne confermato da un colloquio che Sarracino ebbe con mio padre che ascoltai io personalmente…”

 

(nella foto da sinistra il pentito Michele Caiazza, il boss Cesare Pagano e Gennaro Notturno)

Articolo precedenteSoldi della Provincia per il regalo erotico al collega di partito: chiesta la condanna del consigliere
Articolo successivoCastel San Giorgio, le targhe delle vittime delle mafie ritornano nel giardino della memoria