Faida dei Quartieri Spagnoli, tra i Di Biasi “Faiano” e i Russo: arrivano le condanne in Appello per tre omicidi eccellenti che insaguirano le strade del centro di Napoli agli inizia degli anni Duemila. E così Salvatore Attanasio, imputato per l’omicidio del 22enne Antonio Cardillo, figlio del super boss Salvatore “Beckenbauer”, e difeso dall’avvocato Gandolfo Geraci, se l’è cavata con “soli” vent’anni di reclusione, a fronte dei trenta iccassati dodici mesi fa con il rito abbreviato. Per lo stesso delitto, accusato di essere il coesecutore, è stato condannato anche l’ex ras Emilio Quindici, oggi collaboratore di giustizia e uno dei grandi accusatori del clan Puccinelli del Rione Traiano che ha consentito il maxi blitz con gli 88 arresti della scorsa settimana. Il pentito, come riporta Il Roma, dopo i quindici anni di carcere rimediati nel precedente giudizio, è riuscito a ottenere una pena di dieci anni. Da 30 a venti anni di carcere infine per Nicola Di Febbraro, il killer che nel 1999 ha freddato il boss Francesco Di Biasi, il patriarca dei “Faiano”. Un omicidio eccellente, maturato in risposta all’agguato nel quale perse la vita Domenico Russo, detto “Mimì dei cani”, e che di fatto aprì la stagione della faida dei Quartieri. Con questa sentenza la Seconda sezione della Corte d’assisse d’appello di Napoli ha di fatto archiviato una delle pagine di camorra più sanguinose dell’ultimo ventennio. A luglio scorso infatti Renato, Mario e Luigi Di Biasi e a Umberto Ponsiglione erano stati condannati all’ergastolo dalla III sezione della Corte d’Assise di Napoli.
E’ stato grazie anche alle rivelazioni del pentito Massimiliano Artuso, ex uomo dei “Faiano”, che ben conosceva i segreti dei cla dei Quartieri che si è fatto luce sugli omicidi. Artuso, nel 2014 raccontò agli inquirenti: “…Il fatto risale ai primi di agosto (del 2005, ndr)…Sono a conoscenza di questo omicidio in quanto i killer, Salvatore Attanasio ed Emilio Quindici, la sera del delitto partirono da casa di mio suocero, Luigi Di Biasi, dove in quel periodo abitavo insieme alla mia famiglia…La sera, verso le 20,30, a casa di Di Biasi vennero mio cognato Salvatore Attanasio ed Emilio Quindici. Si misero in disparte in camera da letto. Quando vidi uscire Attanasio, notai che aveva una imbottitura sotto al giubbotto di pelle scuro, come a volersi travestire e sembrare una persona grassa. Avevano i caschi integrali e Quindici era armato. Solo dopo seppi che anche Salvatore Attanasio lo era. Fu in quel momento che sentii Attanasio dire a Quindici che l’obiettivo da colpire era Antonio Cardillo. Rimasi sbalordito, in quanto questo ragazzo era sempre stato con noi e in diverse occasioni aveva anche preso parte ai gruppi di fuoco organizzati”. Il 22enne fu raggiunto in via Emanuele De Deo da un’inaudita pioggia di piombo. I killer esplosero infatti almeno 12 colpi. Del suo volto non rimase praticamente traccia.
(nella foto da sinistra Salvatore Attanasio, Emilio Quindici, e Nicola Di Febbraro)