Camorra, omicidio Malapena: fine pena mai per i boss del clan D’Amico “fraulella”. TUTTE LE RICHIESTE

Fine pena mai: è la richiesta avanzata dal pm Antonella Fratello dalla Dda di Napoli nei confronti di Giacomo D’Amico e Salvatore Ercolani detto “Chernobyl” marito della defunta donna boss Nunzia D’Amico ‘a passulona, ed esponenti di punta del clan dei “Fraulella” del rione Conocal di Ponticelli accusati di essere i mandanti dell’omicidio di Alessandro Malapena detto “Cipolla”. Con loro era accusata anche la donna boss uccisa l’11 ottobre del 2015. Il giovane invece era stato ucciso a Ponticelli il 27 agosto del 2013 con dieci colpi di calibro 7,65 in risposta a una precedente incursione dei rivali del clan De Micco “Bodo”. La pubblica accusa nel processo che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gip Ferrigno ha usato la mano pesante anche per gli altri imputati: 20 anni di carcere infatti è la richiesta per Gaetano Norcia, Anna Scarallo, Giuseppe D’Amico, Carmela D’Amico, Gennaro Schiavoni e Dalila Buonocore. Infine 12 anni per Luigi Nocerino e 10 anni a testa per Giuseppe Pizzo e Cesare Morra. Per questo setsso omicidio nel giugno scorso invece il boss Giuseppe D’Amico dopo aver ammesso in aula le sue colpe ha evitato l’ergastolo richiesto incassando una condanna a 30 anni di carcere mentre i pentiti i Gaetano Lauria detto ‘o somaliano e Giovanni Favarolo detto “giuann ‘o boss” hanno incassato rispettivamente 15 e 14 anni e mezzo cosi come Vincenzo Aprea che all’epoca dell’omicidio era minorenne. Ora la parola passa alle difese. La sentenza è attesa per fine marzo.

Questo il racconto dell’omcidio fatto dal pentito Favaloro:

“Il giorno dell’omicidio ci siamo incontrati a casa di Nunzia D’Amico, io, “Peppino fraulella” che sarebbe Giuseppe D’Amico, Gaetano Lauria e “Pisellino” di cognome Aprea, figlio di Gennaro Aprea, Salvatore Ercolani e Giacomo D’Amico. Ci vedemmo per decidere cosa fare nei confronti di Gennaro Volpicelli, Salvio “Bodo” che sarebbe Salvatore De Micco, Enea De Luca, Omar di cui non ricordo il cognome, il figlio del “Miobabbo”, Roberto Boccardi e “Cipolla”, Alessandro Malapena. Il loro gruppo infatti, voleva farci chiudere e piazze di spaccio al Conocal e le bancarelle di sigarette, e ci voleva ammazzare. Nel corso della riunione decidemmo di vendicarci…quella sera siamo scesi io, D’Amico, Lauria ed Aprea. Siamo scesi con l’idea di uccidere qualcuno. Quando stavamo sopra si parlava di fare qualcosa contro questo clan, di prendere provvedimenti, di ammazzare. Era una cosa precisa quella che si diceva. Io guidavo lo scoter sul quale viaggiava D’Amico. Quando arrivammo davanti a questi ragazzi, io rallentai, D’Amico era alzato sui pedalini. Con la mano sinistra si appoggiava alla spalla e con la mano destra sparava. Ha mirato a sinistra , perché i ragazzi stavano alla nostra sinistra, e ha sparato. Ma non sapevamo se avevamo ucciso qualcuno. Solo verso l’una di notte un mio amico mi disse che era morto Malapena”.

(nella foto da sinistra Giacomo D’Amico, Salvatore Ercolani, la vittima  Alessandro Malapena, il boss Giuseppe D’Amico e il pentito Gaetano Lauria)

 

 


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