Colpo di scena al processo per l’omicidio di Ciro Reparato avvenuto il 30 gennaio del 2008 nel pieno della prima faida di Scampia tra gli Sscissionisti e i Di Lauro. I boss degli “spagnoli” Raffaele Amato ’a vecchiarella e Cesare Pagano “paciotti” sono stati assolti dall’accusa di essere i mandanti. Il gup Paola Piccirillo ha condannato a trent’anni a testa, invece, agli esecutori materiali dell’agguato, i killer Costanzo Apice e Oreste Sparano al termine del processo con giudizio abbreviato. La Dda aveva chiesto l’ergastolo per tutti.
E’ stato il racconto fatto dal collaboratore di giustizia Antonio Zaccaro, ex ras
dei Sacco-Bocchetti, a svelare chi decise l’eliminazione del “postino” di Antonio Di Lauro.  A decretare la morte di Reparato, come riporta Il Roma, sarebbero stati invece l’ex luogotenente degli Amato-Pagano Biagio Esposito, oggi pentito, e il ras Domenico Antonio Pagano, deceduto nel carcere di Opera alcuni anni fa. La nuova chiave di lettura fornita dal pentito Zaccaro eÌ€ cosiÌ€ d ventata il punto nevralgico della strategia difensiva attuata dall’av- vocato Senese, difensore di Amato e Pagano. Il penalista, proprio partendo da quelle dichiarazioni, ha infatti dimostrato che Esposito, ancor prima che i due boss finissero in manette, fosse tutt’altro che un mero sottoposto. Anzi, a detta della difesa, godeva di una spiccata autonomia decisionale. Al punto tale, all’occorrenza, di potersi permettere anche di ordinare l’esecuzione di un delitto. Non eÌ€ un caso, forse, che la morte di Reparato sia arrivata a cinque giorni di distanza dall’omicidio del nipote Vittorio Iodice, ucciso nell’ambito di una vendetta trasversale in seguito al violento litigio, con tanto di sciaffeggiamento plateale, tra Salvatore Di Lauro e il figlio di Biagio Esposito. Iodice, ritenuto erroneamente amico di Di Lauro, pagoÌ€ con la vita quello sgarro non suo. Esposito, in passato, si eÌ€ autoaccusato di numerosi omicidi, per alcuni dei quali eÌ€ giaÌ€ stato anche condannato, ma mai per quello di Reparato.