Pontecagnano. “Noi portiamo un’altra persona a sindaco, Sica se ne deve andare a casa perché ha fatto troppi guai” Francesco Mogavero, reggente del clan Pecoraro Renna, minacciò il consigliere di maggioranza del Comune di Pontecagnano, Luigi Bellino, affinchè non votasse il Bilancio e facesse così cadere l’amministrazione del sindaco Ernesto Sica. Il dictat, secondo la Procura antimafia, arrivava direttamente da Antonio Anastasio, l’esponente della minoranza che aveva grosse velleità politiche. Sono alcuni passi dell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Salerno che ha portato all’arresto di 14 persone tra le quali anche Anastasio. “Siamo in trecento e siamo un esercito” disse ancora Mogavero all’esponente politico. Minacce che il reggente del clan, insieme ai fratelli Bisogni, fece in più occasioni al consigliere, prima davanti alla sua abitazione e poi sul cantiere della vittima qualche giorno prima del voto in aula sul Bilancio. Un episodio clou, che ha dato agli inquirenti, la contezza di come il clan di Pontecagnano volesse controllare – su indicazione di Anastasio – la vita politica della città. E nella rete dei carabinieri sono finiti in sedici, 14 in carcere, una ai domiciliari e una donna destinataria di misura interdittiva: la moglie di Francesco Mogavero. Il Gip Pietro Indinnimeo ha disposto l’arresto per gli esponenti di spicco del clan Pecorarora Renna e Giffoni di Battipaglia. Una cosca, i trecento, che avrebbe poi appoggiato Antonio Anastasio nelle sue velleità da sindaco di Pontecagnano, leader di una lista civica. La caduta dell’amministrazione Sica doveva avvenire il 31 maggio dello scorso anno, quando la partita si giocava sul voto di un solo consigliere comunale e quel consigliere fu individuato in Luigi Bellino. Per assicurarsi il ‘buon fine’ dell’operazione, la mattina del consiglio comunale un gruppo di camorristi tra i quali Francesco Mogavero e Carmine Di Martino, passarono più volte davanti al Comune, ma a seguire le loro mosse c’erano già i carabinieri della Compagnia di Battipaglia che avevano ricevuto la denuncia di Bellino. Nei giorni precedenti Mogavero aveva tentato più volte di indurre il consigliere Bellino a disertare la seduta per far mancare quel voto: “Al consiglio comunale non devi andare!”. La paura e la volontà di dimettersi dal consiglio comunale avrebbero fatto saltare i piani e allora arrivarono per Bellino altre minacce: “Le dimissioni non bastano. Tu devi passare all’opposizione oppure inventati un mal di pancia così non vai al consiglio”. La strategia di Anastasio e dei boss non funzionò. Bellino andò al Consiglio, guardato a vista dai carabinieri in borghese che presidiavano in forze il piazzale Centola, mentre i camorristi facevano capolino dalle vetrate che circondano l’aula consiliare. E il bilancio fu approvato. Uno smacco. Secondo i pm Marco Colamonaci e Vincenzo Senatore, il mandante delle intimidazioni al consigliere Bellino era Anastasio che, verso la fine della riunione del Consiglio del 31 maggio, ricevette un sms da Mogavero che gli segnalava la presenza corposa di forze dell’ordine: “Ingegneri in giro, si deve fare il corso per forza. A dopo”. I carabinieri, nei giorni che precedettero il Consiglio, registrarono una serie di contatti tra Antonio Anastasio, consigliere comunale di opposizione, e Francesco Mogavero. I carabinieri della compagnia di Battipaglia, dopo l’avvertimento a Bellino, registrarono conversazioni e sms tra i due per una durata di dieci minuti. L’anello debole era stato individuato – secondo l’accusa – da Anastasio ed era, appunto, il consigliere Bellino.
Nel calderone dell’inchiesta denominata “Perseo” sono finite anche le telefonate tra Anastasio e il capogruppo Pd, Giuseppe Lanzara che si lamentava col collega per avergli fatto credere che l’amministrazione Sica sarebbe caduta e immancabilmente la discussione cadde anche sulle minacce subite dal consigliere Bellino, di cui si era parlato durante la riunione consiliare. Anastasio sostiene che Bellino mente: “Questi hanno messo in mezzo un sacco di vocerie, gli unici minacciati sono quelli venuti a votare il bilancio”. Ma il gruppo criminale non si arrende con il fallimento dell’operazione Bilancio e Maurizio De Martino, nel corso di un’intercettazione, parla di una lista civica con a capo Antonio Anastasio, pronta per tentare la scalata al Comune: “così ci sediamo a tavola pure noi e mangiamo pure noi”. Tutta l’attività intimidatoria messa in campo da Mogavero, alias Ciccio ’o Pacctiell, era volta ad ottenere vantaggi politici ed economici dalla gestione della cosa pubblica attraverso la futura elezione di Anastasio a sindaco: un giudizio netto quello del Gip Indinnimeo che ha portato all’arresto di Anastasio e dei boss votati alla politica di Pontecagnano e Giffoni.