Casalesi, la mamma pentita definita “Infame” dalle figlie arrestate che con i soldi del pizzo distribuivano gli “stipendi” al clan

Madre contro figlie perche’ ancora legate al clan, figlie contro madre perche’ “infame”. E’ uno spaccato dell’inchiesta della Dia di Napoli, in collaborazione con la Squadra Mobile di Caserta, la Guardia di finanza di Formia e i carabinieri di Casal di Principe, che ha portato all’arresto di 31 persone tra cui le figlie del boss Francesco Bidognetti, Katia e Teresa. I verbali di dichiarazioni riempiti dalla madre e moglie del capoclan, Anna Carrino, pentitasi alcuni anni fa e diventata oggetto di insulti e di attentati anche contro suoi parenti da parte della cosca, sottolinea il capocentro Dia Giuseppe Linares, sono stati puntualmente confermati dai riscontri investigativi, rivelando “la vocazione mafiosa” delle rampolle del boss. “Questo sara’ una dei miei ultimi interventi da procuratore, perche’ come saprete andrò in pensione – premette il capo degli inquirenti partenopei Giovanni Colangelo – voglio dire ai cittadini che noi non ci siamo mai fermati, che siamo al loro fianco e a disposizione di chiunque voglia essere protetto”. “Negli anni scorsi abbiamo ottenuto risultati importanti alla lotta contro il clan dei Casalesi – dice il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – dopo la collaborazione di Antonio Iovine la Procura ha tenuto aperto tanti canali concentrandosi sulla attualitaa e non solo sui fatti del passato. Abbiamo scoperto che i Casalesi si sono riciclati sotto altre spoglie in una evoluzione simile alle cosche napoletane; non piu’ racket nelle opere pubbliche, ma anche droga e controllo delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti. Il vertice del clan resta nella stessa fazione, quella dei Bidognetti”. E le dichiarazioni di Anna Carrino, sottolineano gli inquirenti, in questa e in altre indagini sono state “determinanti”.

Katia e Teresa Bidognetti, figlie di Francesco Bidognetti, storico capo e fondatore del clan dei Casalesi, e Orietta Verso, moglie del secondogenito del boss, avrebbero avuto l’incarico di distribuire gli “stipendi” ai componenti della famiglia, di curare “l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere”, di veicolare direttive e comunicazioni “da e per” il carcere e “il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi”. E’ quanto emerso dalle indagini.  Le tre donne sono anche accusate di ricettazione aggravata “per aver goduto di uno stipendio mensile derivante dalle attività illecite del clan”. Per Katia Bidognetti, 34 anni, e Orietta Verso, 42 anni, è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per Teresa Bisognetti, 26 anni, gli arresti domiciliari. Finisce agli arresti domiciliari, in quanto accusato di partecipazione ad associazione camorristica ed estorsione aggravata, anche Giovanni Lubello, 40 anni, ex marito di Katia Bidognetti.

Il clan infatti imponeva tangenti sulle attivita’ economiche del territorio spesso in forma mascherata. Come nel caso del vino che Giovanni Lubello, l’ex marito di Katia Bidognetti, figlia del boss Francesco noto come Cicciotto ‘e mezzanotte, ‘consiglia’ ai titolari di una struttura ricettiva a Cellole. L’episodio risale al 2008-2009, ma viene raccontato ai magistrati il 29 settembre 2014 da C.E., che insieme a F.F. e’ titolare di un resort, il Mama Casa di Campagna, e sotto estorsione. “Il mio socio si occupa di acquisti e forniture – spiega – e mi aveva riferito che Lubello voleva venderci una fornitura di vini. Gli dissi che c’erano problemi di disponibilita’ finanziaria e lui mi riferi’ che avevano concordato un pagamento dilazionato. Pertanto acconsentii, perche’ sapevo chi era il fornitore e soprattutto per timore del personaggio con cui si era instaurata la trattativa. Fummo costretti ad accettare”. Nell’estate 2013, l’uomo si rende conto che stanno ancora pagando quel vino, circa mille euro al mese. A fine 2011, tra l’altro, il socio gli aveva fatto presente che Lubello ha proposto l’acquisto di un’altra fornitura. “Dissi che non era un’operazione concludibile – spiega C.E. – ma F. Mi rappresento’ che era il caso di acquistare trattandosi del genero e della figlia di Bidognetti. Convenni per evitare ritorsioni. Specifico che avevo timore e paura”. A marzo 2014, solo dal Mama, Lubello ha avuto 15mila euro piu’ un assegno non incassato da 4.500 euro. Ed era Katia Bidognetti che ogni mese andava al resort a prendere il denaro.

 

(nella foto katia e teresa bidognetti con al centro la mamma anna carrino)


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