Detenuto morto a Fuorni, il perito ravvisa colpe mediche nell’assistenza a Ivan Gentile

Salerno. Ivan Gentile poteva essere salvato. Quella morte nel carcere di Fuorni, del 43enne di Agerola, poteva essere evitata. A sostenerlo la consulenza del medico legale, Giovanni Zotti, nominato dal pm Elena Cosentino a chiarire le cause del decesso avvenuto a novembre scorso nel carcere salernitano. Il perito ravvisa una colpa o quando meno negligenza nei soccorsi prestati al detenuto. Potrebbe in questo senso aggravarsi la posizione della cardiologa dell’Asl in servizio presso il carcere di Fuorni. Ivan Gentile era un soggetto cardiopatico, questione acclarata anche nella cartella clinica di ingresso nell’istituto di pena e questo avrebbe dovuto spingere, i medici in servizio nella struttura ad effettuare esami specifici e a monitorare le condizioni dell’uomo. Alla luce di questo il pm aveva iscritto nel registro degli indagati la dottoressa che avrebbe dovuto predisporre i controlli. Quando si era sentito male dovevano essere disposti specifici esami di laboratorio e un ricovero presso una struttura ospedaliera attrezzata. Furono i familiari dell’uomo – rappresentati dall’avvocato Stefania Pierro – a presentare denuncia affermando che Ivan Gentile, nei giorni precedenti al malore fatale, aveva lamentato dolori lancinanti al petto, un malessere sottovalutato e che l’avrebbe poi condotto alla morte. Alla denuncia si affiancò la protesta dei sindacati che oltre a sollevare il problema dell’assistenza ai detenuti, lamentò anche una carenza del sistema di sicurezza, all’interno della struttura come quello del cattivo funzionamento dell’allarme acustico che dovrebbe consentire di allertare i soccorsi in caso di malore improvviso dei detenuti, garantendo così anche l’intervento tempestivo dei medici. Nel caso di Gentile i ritardi furono fatali.


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