C’è stato chi non si è presentato al lavoro stamattina all’Ospedale Loreto Mare, dove nella notte tra il 23 ed il 24 febbraio i Carabinieri hanno compiuto un blitz anti-assenteismo, arrestando 55 tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari ed amministrativi, mentre 94 sono gli indagati. “Qualcuno si vergognava”, dice un dipendente dell’ Ospedale. Per coprire i vuoti di organico la direzione sanitaria ha convocato i dipendenti in reperibilità ed ha bloccato le licenze. Tensione si è avuta in alcuni reparti, con scambi di accuse reciproche, sulla responsabilità delle segnalazioni anonime dai quali ha preso spunto l’inchiesta sull’assenteismo. Il reparto radiologia del Loreto Mare era fonte di continue proteste da parte degli utenti, che chiedevano spiegazioni sulle lunghe attese dovute all’assenza di medici e tecnici. “I radiologi gestivano i turni come volevano. La direzione veniva informata – racconta un infermiere – c’era molto malcontento, ma non c’erano conseguenze ed a chi protestava veniva risposto ‘fate denuncia’. Doveva per forza finire così”. Tra gli indagati vi sono un sindacalista della Cisl, il sindacato più forte tra gli 800 dipendenti del Loreto Mare ed uno della Uil. Intanto stamattina, gli apparecchi marcatempo sono stati presi d’assalto ed anche chi normalmente strisciava il badge in ritardo, giustificandosi, si è presentato in orario.
A mettere nei guai i cosiddetti “furbetti del cartellino” dell’ospedale “Loreto Mare” è stata anche la tecnologia. Non solo attraverso i tradizionali appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità sono riusciti a stabilire che alcuni degli indagati non erano in ospedale, dove però la loro presenza era stata “certificata” invece da altri colleghi che avevano ‘strisciato’ i loro badge. Come si legge nell’ordinanza di oltre 230 pagine emessa dal gip Pietro Carola, i militari hanno accertato gli spostamenti seguendo la ‘scia’ lasciata dai loro telefonini, che nel corso della giornata hanno agganciato diverse celle telefoniche. Insomma se fossero stati in ospedale il cellulare avrebbe dovuto far riferimento ad un unico ripetitore. Ma non solo. Dati relativi a presenze ed assenze sarebbero stati modificati, secondo l’impianto accusatorio, anche attraverso l’accesso al sistema informatico.