Il Presidente dell’Anac Cantone agli studenti: “Togliere i figli ai boss è il fallimento dello Stato”

“Resto molto perplesso rispetto a questo tipo di alternativa e credo che questi esperimenti siano la prova del fallimento dello Stato, delle istituzioni, che utilizzano come al solito delle scorciatoie perché non sanno come intervenire sull’ambiente”. Lo ha detto Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, che stamani ha incontrato i ragazzi del Liceo Genovesi di Napoli, rispondendo alle domande degli studenti, in merito alla eventualità di togliere i figli ai boss della malavita. “Lo Stato – ha affermato – utilizza una scorciatoia per non fare la sua parte, cioè lo Stato interviene sulla parte più debole, il bambino, perché ammette di non essere in grado di fare nulla sull’ambiente”. “Per questa vicenda ho molte perplessità – ha sottolineato – perché è una di quelle questioni che, dal punto di vista umano ed etico, mi lascia molti dubbi”. “Proviamo a capire qual è il senso della norma e anche le conseguenze – ha spiegato – Se si nasce in un contesto di un certo tipo per quella persona è naturale cioè non ha la possibilità di capire che non è così”. Cantone ha portato ai ragazzi l’esempio di Scampia “come era prima”. “Quei ragazzi che, avendo genitori arrestati e che vedevano le divise arrivare a casa alle cinque del mattino, a fare le perquisizioni e vedevano che portavano via i genitori, che cosa pensano delle divise? Tutto il peggio possibile – ha proseguito – Al limite avranno visto che sono entrati sfondando per esempio le porte, facendo perquisizioni anche in modo violento, magari hanno lanciato in aria anche i giochi dei bambini. Che cosa pensano quelle persone, quelle che sono nate in quei contesti dove si dà per scontato, per esempio, come nel caso del figlio di un boss che può guadagnare sfruttando, senza lavorare, che si possono fare soldi vendendo la droga? C’è il rischio che sia un percorso segnato”. “La ragione di quel provvedimento – ha aggiunto – è di allontanare i ragazzi da quei contesti che sono destinati a farli diventare in un certo modo”. “Quindi sotto questo profilo quel provvedimento ha il suo senso, però, è davvero giusto scegliere e togliere quello che la cosa più bella che il è rapporto genitori-figli, in modo così violento in una logica unilaterale dello Stato? – ha detto ancora – Si è sicuri davvero che, quel ragazzo, raggiunti i 18 anni, non veda questa cosa come un’altra vessazione? Non avrà forse l’immagine di uno Stato come uno Stato che sa solo punire?”. “Se togli un bambino in fasce è un conto se lo levi a 8 o 10 anni rischi di fare peggio – ha dichiarato – Se guardiamo esperienze positive che ci sono anche a Napoli, per esempio ragazzi della Sanità che hanno messo in piedi una banda, forse quella è la chiave di lettura cioè non provare a fare operazioni che ti levano direttamente dal contesto, ma fa vedere che in quel contesto c’è altro”. “Se io dovessi dire tra le due opzioni – ha concluso – ritengo preferibile seguire questa strada”.

Cantone ha inoltre toccato altri temi con i ragazzi del Liceo Genovesi di Napoli: “Credo che la politica debba avere delle regole che vanno al di là delle indagini giudiziarie. Altrimenti – ha affermato – si corre il rischio che siano le indagini a determinare le scelte della politica”. “Ci sono dei comportamenti che non sono penalmente rilevabili – ha spiegato – per esempio se un soggetto frequenta quotidianamente nella sua vita pregiudicati o camorristi, non commette alcun reato, ma può fare politica? E’ un soggetto idoneo a rappresentare la classe dirigente?”. Parlando della possibilità o meno di rimuovere dai propri incarichi soggetti sottoposti a indagini della magistratura, Cantone ha spiegato che “le indagini sono solo l’avvio di un’attività, quindi un’indagine non deve rappresentare per forza un allontanamento”. “Se un soggetto viene colto in flagranza mentre prende una mazzetta, è indagato allo stesso modo di un soggetto che è stato accusato da qualcuno – ha evidenziato – Dal punto di vista giudiziario entrambi sono indagati, ma c’è una differenza enorme perché uno è stato colto in flagranza di reato l’altro invece stato accusato”. “Io vorrei che la politica fosse grado di fare scelte autonome, facendo valutazione dei fatti – ha aggiunto – La politica dovrebbe essere in grado di giudicare, ma anche di assumersi le responsabilità cioè io punto su quella persona che è onesta”. “La corruzione è un danno per tutti, il problema è l’invisibilità del reato corruttivo che può causare la sottovalutazione. Sembra un fatto lontano – ha affermato – perché il danneggiato in prima battuta non è il cittadino, ma lo Stato”. Nel campo degli appalti pubblici, per esempio “non c’è concorrenza perché se vincono sempre gli stessi, che senso ha partecipare?”. Ed è uno stato di cose “che influisce anche sui prezzi degli appalti, soldi pubblici che vengono sprecati”. Inoltre, “se vinco gli appalti non perché ho competenze, ma perché seguo altre vie, questo avrà incidenze sul lavoro perché non avrò interesse a dimostrare di essere bravo né a prendere professionisti bravi bel loro lavoro”. “La corruzione mette in discussione il merito – ha aggiunto – Le tangenti pagate per vincere l’appalto si scontano sulla qualità dell’opera e questo è il Paese dove sono caduti viadotti senza che nessuno ci passasse. La corruzione fa danni soprattutto a chi non appartiene a quei sistemi”. “Le mafie sono organizzazioni economiche che devono fare affari per mantenere un tenore di vita alto – ha sottolineato – ed è evidente che devono avere rapporti con il mondo pubblico e quel rapporto che hanno è legato alla corruzione”. “Ma a chi percorre vie traverse prima o poi sarà presentato il conto con gli interessi – ha concluso – chi non lo farà, farà più fatica, ma camminerà a testa alta”.

Ed infine a proposito della sicurezza e dei mezzi di repressione Cantone ha detto: “Pensare di andare con i carri armanti o inviare l’Esercito in determinate zone è sbagliato”. Cantone ha portato l’esempio di quartieri a rischio evidenziando che “è colpa anche delle istituzioni che in certe zone sono assenti tranne che per le campagne elettorali, con microfoni e telecamere al seguito, salvo dimenticare appena dopo la campagna elettorale”. Parlando di Napoli Cantone ha spiegato di non avere “alcuna intenzione di andare via da questa città”. “Tutto quello che sono riuscito a fare l’ho ottenuto grazie a questa città, piena di problemi, ma anche di spunti – ha affermato – in una città difficile valori etica più complicati da potersi affermare, ma di conseguenza più forti”.


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