Trani. Un intreccio di rapporti tra magistrati, avvocati e imprenditori: il Csm archivia il fascicolo aperto nei confronti degli ex pm di Trani Antonio Savasta e Luigi Scimè. La domanda di trasferimento dei due magistrati fa sì che non vi siano provvedimenti del consiglio da adottare. Savasta è passato, con la funzione di giudice, al tribunale di Roma, mentre Luigi Scimè è approdato alla Corte d’Appello di Salerno. Trasferimenti ‘in prevenzione’ che di fatto bloccano la procedura avviata dalla prima commissione di Palazzo dei Marescialli che è giunta alla conclusione di archiviare il fascicolo, trasmettendo gli atti al Procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo e al Guardasigilli Andrea Orlando, titolari dell’azione disciplinare. La decisione della Prima commissione sarà al vaglio del Plenum, mercoledì prossimo. A ottobre dello scorso anno, il caso Trani era esploso in tutta la sua complessità, sulla scorta di una serie di esposti che denunciavano una ‘rete di conoscenze’ dei due magistrati, conoscenze che avrebbero influenzato l’attività giudiziaria. A togliere il ‘velo’ su quanto accadeva alla Procura di Trani, e sulla strana commistione tra magistrati, avvocati e imprenditori, anche il romanzo “Frammenti di storie semplici” scritto dal giudice Roberto Oliveri del Castillo, in passato in servizio a Trani, in cui vengono descritti, anche se in forma romanzata, episodi di “malaffare” che sembravano ispirarsi a fatti riguardanti l’ufficio di Trani. Il Csm aveva, così, avviato il procedimento per valutare se vi fossero elementi sussistenti per aprire una procedura di trasferimento d’ufficio per i due pm. Trasferimento d’ufficio bloccato dalla domanda di trasferimento presentata dai due magistrati, approdati uno a Roma, l’altro a Salerno. Gli esposti parlavano di ‘una sorta di rete di conoscenze’ che indirizzi le indagini, a volte accelerandole, per utilizzarle come ‘ragione di pressione indiretta per conseguire alcuni vantaggi’ come ebbe a commentare il procuratore generale di Bari Anna Maria Tosto. Il piccolo ufficio giudiziario, famoso anche per alcune inchieste sui potenti della finanza italiana e internazionale, finì nel mirino del Consiglio superiore della magistratura che aprì un fascicolo sui due sostituti Savasta e Scimè. Roberto Oliveri del Castillo, nel suo libro, in forma anonima e romanzata parlava di un piccolo tribunale di provincia nel quale c’erano magistrati che si accordavano per ‘far finire sotto indagine, se non arrestarlo – si legge nel romanzo -, qualche imprenditore o qualche politico (una volta addirittura un vescovo), per poi estorcere denaro per far morire il processo”. I riferimenti a Trani erano chiari soprattutto nell’ambientazione del Tribunale ‘davanti al mare, in mezzo al castello e alla cattedrale’, scriveva Olivieri del Castillo. Proprio come il Tribunale di Trani. Ma il polverone su Trani si era sollevato su una foto degna dei rotocalchi di gossip. A luglio dello scorso anno, rispuntò un’immagine del 2012 del bel magistrato di Trani Simona Merra mentre si fa leccare il piede durante una festa. Protagonista di quel gesto, goliardico, un avvocato Leonardo De Cesare. Poteva rimanere nel privato dei due questa immagine se Simona Merra non fosse stata una delle titolari del fascicolo sulla strage del treno Andria Corato, e De Cesare l’avvocato del principale indagato, cioè il capostazione Vito Piccarreta. A luglio si levarono alte e indignate le proteste delle famiglie delle vittime, la foto finì ovunque, il web impazzì. I giornali la pubblicarono. Ma quello fu solo uno dei casi assurti agli onori della cronaca. Nel frattempo, in meno di due anni, al Csm erano arrivati una decina di esposti – alcuni generici e anonimi – altri con contenuti analoghi. Tutti raccontavano di una ‘rete di conoscenze’ tra sostituti procuratori, da anni in servizio a Trani, avvocati, appartenenti alle forze dell’ordine, amministratori locali e alcuni imprenditori. Fatti privati, potrebbe obiettare qualcuno, amicizie consolidate nell’ambito del lavoro, potrebbe essere. Ma se l’attività della Procura potesse essere ‘influenzata’ da quelle conoscenze e da quelle frequentazioni, con indagini non attivate nei confronti di persone amiche, o peggio ancora utilizzate come metodo di pressione, bisognava valutarlo. Una sorta di incompatibilità ambientale dei due, Savasta e Scimè, si rilevava proprio dalle parentele. Scimè, oggi alla Corte d’Appello di Salerno, ha un fratello con ‘rilevanti incarichi in aziende municipalizzate del Comune di Barletta’ sul quale è competente territorialmente Trani. E inoltre, il Csm aveva contestato al magistrato i rapporti con un altro avvocato e un appuntato dei carabinieri. Mentre a Savasta veniva contestato il ruolo del fratello, avvocato civile, di un cugino commercialista e di un altro cugino avvocato, oltre agli incarichi di un altro avvocato, definito socio occulto del fratello, in alcune municipalizzate del Comune di Barletta. Insomma, interessi trasversali. Ma che non sono sfociati in procedimenti penali. A ottobre scorso, quando fu aperto il procedimento della Prima commissione, sia Antonio Savasta che Scimè chiesero il trasferimento, quello ottenuto e che ha bloccato la procedura. “Io non ho mai avuto una contestazione disciplinare nella mia vita” disse Scimè. “E io sono stato sempre assolto da tutto” disse Savasta. “Non ho più rapporti con quell’avvocato citato dal Consiglio – sostenne Scimè – da più di quattro anni e la vicenda era già stata archiviata, proprio perché tutto era stato trasparente. La storia riguardava la commissione tributaria, io avevo fornito un parere corretto e per questo ho impugnato al Tar la decisione del consiglio giudiziario perché ingiusto ed errato. E proprio oggi è in calendario la discussione”. “Su questi stessi fatti – si difese Savasta – ho già ricevuto due assoluzioni dalla procura di Lecce e dallo stesso Csm. Per questo trovo incredibile che si torni a parlare di questa storia per ragioni ambientali, sulla base di esposti anonimi. Storia nella quale mi sembra chiaro di non avere alcuna responsabilità, come dimostrerò senza alcun problema anche questa volta”.Ora per i due bisognerà attendere la decisione per quanto riguarda l’azione disciplinare. Il caso verrà valutato dal Presidente del Csm e dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando. (rosaria federico)