“Listopoli” a Napoli, indagato top secret: le reazioni al veleno di Bassolino, De Magistris e De Luca

Un consigliere comunale che autenticò le firme. Al momento è l’unico iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli sui casi (nove sono quelli accertati finora) di candidati inseriti a loro insaputa nelle liste per le elezioni comunali dello scorso anno. Violazione della legge elettorale è l’ipotesi di reato formulata dal pm Stefania Buda, titolare dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Non è trapelato il nome dell’indagato, che potrebbe comunque essere convocato a breve dai magistrati con un invito a presentarsi. Si tratterebbe di un consigliere comunale uscente – non si sa se poi riconfermato nella carica – che vistò le firme di tutti i nove candidati ”a loro insaputa” di Napoli Vale, una delle liste civiche a sostegno di Valeria Valente, candidata a sindaco del centrosinistra. Le autentificazioni delle nove firme avvennero tutte il 6 maggio, ovvero il giorno prima che scadessero i termini per la presentazione. Gli inquirenti stanno esaminando tutti gli atti acquisiti nei giorni scorsi negli uffici elettorali del Comune dagli investigatori della Guardia di Finanza della sezione di polizia giudiziaria della procura, guidati dal colonnello Luigi Del Vecchio. Finora gli unici casi di irregolarità accertati sono quelli relativi alle candidature della lista associata al nome della Valente, mentre sarebbero stati esclusi illeciti, ipotizzati nei giorni scorsi, riguardanti un candidato di Pensionati d’Europa, che appoggiava Gianni Lettieri del centrodestra, e uno della lista che faceva riferimento a Marcello Taglialatela, di Fratelli d’Italia. Un primo indagato, dunque, a conclusione di questa prima fase dell’indagine che fu aperta in seguito alla segnalazione di una giovane disabile che aveva appreso di essere stata candidata solo quando, pochi giorni fa, le fu notificata la richiesta della Corte di Appello di presentare – come è tenuto a fare ogni candidato – la rendicontazione di eventuali spese sostenute per la campagna elettorale. Gli inquirenti stanno cercando di mettere a fuoco la finalità dei presunti illeciti. Escludendo un ”ritorno” economico (non sono previsti contributi infatti in base al numero dei candidati inseriti in lista), restano sul tappeto tre opzioni: l’obiettivo di far apparire, attraverso la creazione di liste civiche, più consistente del reale il ”peso politico” dello schieramento; l’intento di qualche esponente del partito incaricato di approntare le liste di mostrarsi particolarmente solerte ed efficiente con la presentazione di un numero di candidati maggiore di quanto fosse in grado di cooptare; il rispetto delle quote rosa. Una chiave di lettura, quest’ultima, proposta oggi in una dichiarazione dal coordinatore di Forza Italia Fulvio Martusciello. Ed in effetti le nove candidature ”a loro insaputa” sarebbero costituite in maggioranza da donne. Domani pomeriggio intanto in procura si presenterà Valeria Valente, convocata dal pm Buda come persona informata dei fatti. Un interrogatorio che si configura come un passaggio chiave per l’accertamento dei fatti.

Bassolino,siamo ai piedi di Pilato

“Siamo ai piedi di Pilato”. Antonio Bassolino, in una intervista all’emittente avellinese Telenostra, utilizza “con dolore” una espressione tanto colorita quanto forte per descrivere – ricorrendo ad una espressione popolare utilizzata per indicare una situazione estremamente difficile – lo stato del Pd in Campania e soprattutto a Napoli, dopo il caso dei candidati “a loro insaputa” presentati in una lista civica che sosteneva la candidata sindaca del partito, Valeria Valente. “I magistrati faranno la loro parte e in autonomia verificheranno si ci sono fatti penalmente rilevanti -aggiunge l’ex presidente della Regione- ma questi sono fatti già politicamente rilevanti ai quali non si dà nessuna risposta. Chi li ha proposti questi nove candidati – si chiede Bassolino – I certificati della loro iscrizione nei registri elettorali, chi li ha raccolti, chi ha autenticato le firme? Chi ha avuto responsabilità politiche in questa vicenda? Sono queste domande alle quali si ha il dovere di dare presto una risposta”. Per uscire dall’impasse, secondo Bassolino, “il Pd, che dopo le ultime vicende e prima ancora dopo il disastro delle elezioni comunali, a Napoli è come se non esistesse, considerato un corpo estraneo,deve riconnettersi politicamente e sentimentalmente con la città. E’ un dovere che tutti, in una grande partito, dovrebbero sentire, al di là di gruppi, correnti e sub correnti. Napoli è la testa del Mezzogiorno ed è una testa importante dal punto di vista nazionale. Che partito è il Pd senza avere la testa a Napoli? Sento il dovere – ha poi concluso Bassolino – di impegnarmi in questa direzione e spero che lo facciano tutti, da Renzi ad ogni militante e iscritto”.

De Luca: c’è da vergognarsi

“E’ una vicenda vergognosa, rispetto a cui occorre avere il massimo del rigore. Guardiamo con attenzione a chi ha le responsabilita’ ma non ci sono giustificazioni possibili, c’e’ da vergognarsi”. Cosi’, Vincenzo De Luca, governatore campano, a Radio Kiss Kiss Napoli interviene sul caso dei candidati ai loro insaputa nella lista a supporto del capogruppo del Pd al Comune di Napoli, Valeria Valente.  “Guardiamo con attenzione – ha aggiunto De Luca – a chi ne ha le responsabilità ma non ci sono giustificazioni possibili, c’è solo da vergognarsi”.

De Magistris: vicenda squallida

ì”In questo momento non chiedo le dimissioni di Valente, ma resta il fatto che e’ una vicenda grave, squallida”. E’ il commento del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, al caso dei candidati inseriti a loro insaputa nella lista NapoliVale, a sostegno del candidato sindaco del Pd, Valeria Valente, sua sfidante alle comunali dello scorso anno a Napoli. “Il Pd – dice il primo cittadino a RepubblicaTv – a Napoli si fa male da solo quando ci sono le elezioni. Sono sicuro che all’interno del Pd c’e’ chi prende le distanze e non merita situazioni cosi deprecabili”. Per il sindaco, la parte lesa in questa vicenda “non e’ Valente ma le persone inserite in lista a loro insaputa. Prima Valente parla di complotto, poi dice che responsabile delle liste e’ stato il marito Gennaro Mola, tra l’altro ex assessore al Comune. Non si capisce”. De Magistris afferma che “lo scandalo delle primarie Pd nel 2011 produsse la mia candidatura. Se non ci fossero state le primarie dei cinesi, non sarebbe stata immaginabile la mia candidatura. Dopo cinque anni, il Pd aveva tutto il tempo di evitare di commettere gli stessi errori. Eppure ci troviamo ora di fronte a quest’altro caso, una vicenda dai contorni ancora poco chiari”.

 


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