Angri. Vincenzo Selvino: ‘Che dire! Condannato già due volte per stupefacenti, continuava imperterrito a spacciare nonostante la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico!’ è questo il giudizio ‘tranchant’ che il Gip Antonio Fiorentino del Tribunale di Torre Annunziata dà dell’indagato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata nell’ambito di un’indagine per spaccio di stupefacenti, armi e attentati. Vincenzo Selvino, 34 anni, di Angri rappresenta l’altra costola del gruppo dei torresi guidato da Salvatore Esposito, Gennaro Troncato e Gaetano Maresca. Vincenzo Selvino è il figlio di Pietro, collaboratore di giustizia, organico al clan di Tommaso Nocera, detto Tempesta. Arrestato a gennaio dello scorso anno per detenzione di sostanze stupefacenti, Vincenzo Selvino continua le sue attività illecite nonostante gli arresti domiciliari e la presenza in casa del figlio. A coadiuvare lo spaccio la sua compagna Teresa Abagnale, finita in cella anch’ella. Si occupava lei di sostituire il compagno, quando questi fu arrestato e messi ai domiciliari, facendo credere ai complici torresi, ma anche ai due angresi Matteo Desiderio e Amedeo Ferrentino (finiti ai domiciliari, nel blitz di ieri) che Vincenzo Selvino era stato invece portato in carcere. La coppia gestiva lo spaccio di stupefacenti nella città doriana contrattando con Salvatore Esposito l’acquisto della droga. E quando era impossibilitato a farlo le trattative le conduceva direttamente Teresa Abagnale. Anche nei suoi confronti arriva il giudizio ‘pesante’ del giudice che ne ha ordinato la cattura e il trasferimento in carcere: “E’ formalmente incensurata ma in grado di gestire anche autonomamente una grossa piazza di spaccio, organizzata dal marito detenuto”. La coppia acquista dai torresi e rivende al dettaglio cocaina: la stessa sostanza trovata nella loro abitazione a gennaio dello scorso anno e che costò l’arresto di Vincenzo Selvino. Più defilata la posizione degli altri due angresi finiti ai domiciliari nell’ambito dell’indagine. Amedeo Ferrettino e Matteo Desiderio, infatti, si muovevano molto sul territorio di Angri per prendere la droga da spacciare, coadiuvavano l’attività di Selvino, ma – al contrario di questi – non vendevano cocaina presso le proprie abitazioni.
Rosaria Federico