Napoli, bimbo di tre anni operato con il robot al Policlinico

A Napoli, presso il Policlinico dell’Università di Napoli Federico II, per la prima volta si è svolto un intervento di Chirurgia Robotica Pediatrica su di un paziente di 3 anni con una malformazione renale congenita. In Italia attualmente sono presenti circa 50 robot che operano principalmente pazienti adulti, ma da poco la chirurgia robotica ha intrapreso una nuova sfida nell’ambito della chirurgia pediatrica. L’intervento si è svolto presso il centro di Robotica Pediatrica dell’Università di Napoli Federico II, diretto da Vincenzo Mirone, grazie all’equipe chirurgica composta da Ciro Esposito, Alessandro Settimi, Lorenzo Masieri e Maria Escolino e dagli anestesisti Giuseppe Cortese e Vincenzo Esposito. Si è trattato di eseguire una pieloplastica destra in un paziente con idronefreosi con rene ectopico malruotato. La Chirurgia pediatrica dell’Università Federico II, diretta da Alessandro Settimi, è già un centro di riferimento nazionale per la Chirurgia Laparoscopica e Mini-invasiva Pediatrica ed ora ha inziato, con successo, ad utilizzare anche la chirurgia robotica. “I robot –ha spiegato Ciro Esposito, Pro- fessore Ordinario di Chirurgia Pediatrica all’Università Federico II e Presidente della Società Europea di Laparoscopia Pediatrica, – si presentano come computer dotati di braccia meccaniche e telecamere per aiutare il chirurgo nel suo lavoro. Gli interventi di chirurgia laparoscopica si eseguono normalmente praticando dei fori sulla pelle del paziente evitando così il tradizionale taglio. In questi orifizi si inseriscono dei tubi sottili chiamati trocars, attraverso i quali vengono fatti passare i vari strumenti che vengono manovrati dal chirurgo nonché una sottile telecamera, manovrata da un’assistente, che permette al chirurgo di vedere con un ingrandi- mento cosa sta facendo. Nel caso della chirurgia robotica sia la telecamera sia gli strumenti sono collegati via cavo a una console robotica distante dal paziente. Operare un bambino con un approccio che offra mini-invasività si traduce in un intervento chirurgico più preciso con un rapido recupero fisico”.


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