“Nella baia di Bagnoli-Coroglio ci sono 6 scarichi ancora attivi e noi abbiamo rilevato la presenza di acque dolci. Sono stati individuati da Invitalia e noi andremo ad ispezionarli”. A dirlo e’ Vincenzo Saggiomo, direttore della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli che sta portando avanti un progetto per l’analisi delle acque a Bagnoli, nell’ottica di restituire balneabilita’ alla zona. Uno solo dei 6 scarichi censiti da Invitalia si trova fuori dalla zona del Sin, nella cosiddetta cala della Badessa, nei pressi di Nisida. Saggiomo non esclude la presenza di liquami tossici “lo sapremo – spiega – soltanto dopo le analisi ma credo che si tratti di inquinamento urbano o comunque fognario. Vedremo se e’ un inquinamento di tipo diverso con la presenza di microrganismi patogeni”. Per valutare la reale pericolosita’ dell’acqua, i ricercatori della stazione zoologica Anton Dohrn procederanno con delle analisi tossicologiche “che pero’ sono molto costose – sottolinea Saggiomo -. Il costo stimato e’ di 3,7 milioni di euro ma il CIPE li finanziera’ solo per una parte: 2 milioni di euro. I restanti 1,7 milioni saranno finanziati dalla stazione Anton Dohrn, questa non e’ una commessa commerciale ma un servizio che forniamo alla comunita'”. La stazione e’ pero’ in attesa dei fondi Cipe “ma nel decreto non e’ ancora stata pubblicata l’assegnazione del progetto alla Anton Dohrn. Intanto, stiamo raccogliendo i primi dati del nostro osservatorio permanente nell’area e preparando le convenzioni da stipulare per essere operativi gia’ il prossimo mese”. Saggiomo promette che “entro la fine dell’anno faremo di tutto per dare a Invitalia a risultati perche’ si bandisca una nuova gara per la rimozione dei sedimenti”. Grazie a questo lavoro si potra’ valutare correttamente il permanere di criticita’ ambientali e sociosanitarie attraverso studi mirati a comprendere a pieno la dimensione del problema ambientale e porre le basi per possibili azioni di ripristino ambientale. “Il restauro del SIN Bagnoli-Coroglio – conclude Saggiomo – rappresenta una sfida complessa che potra’ consentire lo sviluppo di metodologie innovative applicabili in casi simili in Mediterraneo e in Europa”.