Omicidio Fortuna, il patrigno: “Sono innocente, non ho fatto niente”

Napoli. “Sono state dette su di me e sulla mia famiglia un sacco di cattiverie, hanno cercato di ‘mettermi in mezzo’. Sono innocente e non ho fatto niente” Claudio Luongo, patrigno di Fortuna Loffredo, la bimba morta il 24 giugno 2014 dopo essere caduta da un palazzo nel Parco Verde di Caivano. Luongo, che in passato ha avuto una relazione con la mamma di Chicca (così era chiamata Fortuna), Domenica Guardato, relazione dalla quale è nato un figlio, è stato ascoltato oggi nel corso dell’udienza del processo che vede imputato Raimondo Caputo, per omicidio e violenze sessuali, e la compagna Marianna Fabozzi, accusata di aver coperto le violenze sessuali di Caputo nei confronti delle sue figlie e di Fortuna. Mentre ricostruiva i concitati momenti immediatamente seguenti la caduta di Fortuna, Claudio Luongo, inquilino dell’ottavo piano di quel palazzo, ha respinto qualunque sospetto nei suoi confronti, consapevole del fatto che secondo la parte civile a difesa del padre della bimba, Pietro Loffredo, qualcuno della sua famiglia sarebbe coinvolto nell’omicidio. 

“Sono state dette un sacco di cattiverie – ha detto Luongo – anche io ho qualcosa da denunciare. Perché hanno detto che nascondevo qualcosa?”. Interpellato sulla circostanza, emersa dalle intercettazioni, secondo cui la madre di Luongo, Rachele Di Domenico, avrebbe spiegato di essersi sbarazzata di una delle scarpette di Fortuna, Luongo ha assicurato di non ricordare di aver sentito queste parole dalla madre: “Mia madre mi ha raccontato che i carabinieri, durante una perquisizione, cercavano una scarpetta. Ma non ricordo – ha spiegato – che mia madre mi abbia detto di aver buttato una scarpetta. Non abbiamo mai trovato nessuna scarpetta”.

“Sono stato il primo a vedere Fortuna a terra. Ero giù al palazzo e ho sentito un tonfo, poi ho visto il corpicino faccia a terra e l’ho riconosciuta dai capelli biondi. Era l’unica nel palazzo ad averli così” ha detto nel corso della deposizione Claudio Luongo. All’epoca dei fatti Luongo era ai domiciliari e poteva uscire di casa solo 3 ore ogni mattina, dalle 9 alle 12: “Ero giù al palazzo a parlare con degli amici dell’Italia ai Mondiali di calcio di quell’anno – ha ricordato Claudio Luongo – poi sono andato a prendere il figlio mio e di Mimma (Domenica Guardato, madre di Fortuna) e l’ho portato a giocare alle giostrine. Dopo è arrivata Mimma con Chicca e con nostro figlio sono andati a prendere una pizza, poi sono tornati su a casa”.

Quando Fortuna è caduta, ha spiegato Luongo, “aiutavo le mie sorelle con la spesa. Ho sentito un tonfo secco, ma da dove stavo non potevo vedere. Poi tra i pilastri ho visto i capelli biondi di Chicca, il corpo era a faccia in giù, sono arrivato a 2 metri con la bicicletta e capito cosa era successo. Ho iniziato a gridare, chiedendo di chiamare un’ambulanza. Poi ho chiamato Mimma, urlando verso il suo balcone”.


Articolo precedenteClan Elia, la sorellina della 17enne arrestata era stata portata in una casa famiglia del nord
Articolo successivoNapoli, anziano investito da una moto al Vomero: è grave