Pompei, mamma e figlia tamponante annegarono nel Sarno: processo per tre persone

Pompei. Annegarono nel fiume Sarno dopo un incidente stradale: processo al via, a 3 anni di distanza dalla tragedia. Con le accuse a vario titolo di omicidio e omissione d’atti d’ufficio, tre persone sono finite alla sbarra in tribunale – a Torre Annunziata – perchè ritenute responsabili della morte di Nunzia Cascone, di 51 anni, e di sua figlia Anna Ruggirello, appena 20enne. Le vittime, il 21 novembre 2013, furono inghiottite dalle acque del fiume Sarno, dopo un tamponamento avvenuto in via Ripuaria. Gli imputati sono i due titolari della ditta “SACO”, incaricata di effettuare la manutenzione stradale lungo l’arteria che costeggia il fiume, e un maresciallo della guardia di finanza, che quel tragico mattino, intorno alle ore 7 e alla guida della sua Fiat Grande Punto, si scontrò con la Panda che trasportava le due donne.La tragedia avvenne quando le due auto si scontrarono. Nunzia Cascone stava accompagnando la figlia alla stazione ferroviaria; doveva prendere un treno per andare all’università. Anna, 20 anni, frequentava infatti un corso alla facoltà di ingegneria gestionale. Il marito della donna, dipendente dell’agenzia delle entrate di Castellammare di Stabia, non vedendo rientrare la moglie, si allarmò telefonando al cugino. Entrambi ripercorsero il tragitto abitualmente seguito da Nunzia Cascone per accompagnare sua figlia alla stazione. Dopo pochi minuti, notando il trambusto in strada, i due capirono che nell’incidente erano rimaste coinvolte proprio Nunzia e Anna. Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, la Punto guidata dal maresciallo tamponò quel giorno la vettura con a bordo mamma e figlia. Dopo l’impatto, la Panda sulla quale viaggiavano Nunzia Cascone e Anna Ruggirello,  andò a sbattere contro un parapetto di ferro, per metà divelto, precipitando poi nel fiume Sarno. Anna, 20 anni, morì annegata all’interno dell’auto. Il corpo della madre, invece, fu ritrovato in Sardegna il 5 marzo 2014, dopo un lungo viaggio e trasportato dalla corrente. Soltanto l’esame del Dna consentì di stabilire che, quello, era il corpo mutilato di Nunzia Cascone.

 Monica Barba


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