Salerno, non trovò il Dna di Elisa Claps: condannato il perito. La famiglia della vittima: “Giustizia è fatta”

Ha accolto con un’espressione del viso molto tirata la sentenza che lo condanna ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa), per falso nella perizia genetica nell’ambito del processo sulla morte di Elisa Claps, la studentessa che fu uccisa a Potenza a soli 16 anni e il cui corpo fu ritrovato nel sottotetto di una chiesa 17 anni dopo. Vincenzo Pascali, medico genetista e docente universitario, assistito dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni, ricorrerà in Appello perché nella storia del processo Claps ha sempre difeso il suo operato come corretto e improntato alla ricerca della verità processuale.
La perizia sul maglione che indossava Elisa Claps il giorno in cui fu uccisa nella Basilica Cattedrale di Potenza per il medico genetista, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, sarebbe stata eseguita correttamente e il deterioramento dei reperti era dovuto alla tecnica comunemente utilizzata per accertamenti definiti appunto irripetibili.

”Giustizia è fatta. Il giudice ha dichiarato la falsità della perizia effettuata per rilevare tracce biologiche. Per noi è molto importante ed è un altro passo per fare piena verità”. Lo afferma  il legale della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, a commento della decisione del Tribunale di Salerno che ha condannato il medico legale Vincenzo Pascali ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa), per il reato di ”falso in perizia”, perché non individuò il dna di Danilo Restivo sul maglione della ragazza e fu poi smentito da una seconda perizia, affidata ai carabinieri del Ris di Parma. ”La famiglia è ovviamente soddisfatta per questo esito – aggiunge Scarpetta – e continueremo a cercare giustizia per quei tasselli che ancora mancano. Continueremo a lottare per coprire quelle caselle vuote per avere tutta la verità”.


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