Caserta. Un ‘sistema’ per l’adulterazione di mozzarella di bufala campana che veniva dichiarata dop anche se nel ciclo produttivo veniva impiegato un additivo non autorizzato, la soda caustica; ma anche il mancato rispetto dei protocolli sanitari a tutela dei consumatori. E’ quanto hanno scoperto gli uomini della Guardia di Finanza di Marcianise in un’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere che ha riguardato tre aziende casearie (Casearia Sorrentino di Santa Maria la Carità , caseificio Bellopede e Golino srl di Marcianise e il caseificio San Maurizio di Frattaminore) e gli allevatori di latte vaccino e bufalino Crispino e Altieri di San Potito Sannino. Dalle indagini è emerso che gli indagati commercializzavano mozzarella di bufala con il marchio dop contraffatto in quanto prodotta con l’aggiunta di latte vaccino, spesso inacidito a causa del lungo tempo trascorso tra la mungitura e la lavorazione; nei caseifici lo adulteravano aggiungendo alla materia prima soda caustica, ma anche acquistando latte proveniente da allevamenti non indenni da tubercolosi. La soda serviva ad abbassare il livello di acidità del latte vecchio e pure mal conservato. La commercializzazione di prodotti provenienti da allevamenti non indenni alla tbc è stata fatta dagli allevatori Marcellino Crispino, Carmine Crispino, Cecilia Crispino e Anna Altieri per i quali è scattata la misura di divieto temporaneo di esercitare l’attività per sei mesi.
Arresti domiciliari invece per gli amministratori dei caseifici coinvolti, ovvero per Salvatore e Luca Bellopede, unico caseificio socio del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana dop, Vincenzo e Antonio Croce per la Casearia Sorrentino e Gennaro Falconero per il caseificio San Maurizio. Eseguito anche il sequestro preventivo delle quote societarie e dell’intero patrimonio aziendale. L’attivita’ investigativa è iniziata nel 2015 a seguito di una nota dell’Asl che segnalava la contraffazione del marchio dop con l’impiego di latte misto, vietato dal disciplinare del Consorzio di Tutela. Fondamentali sono state anche le intercettazioni e le dichiarazioni di un trasportatore del caseificio Sorrentino che ha spiegato alle Fiamme Gialle l’impiego della soda caustica. “Un’altra volta con la puzza di bruciato dentro… l’hai mischiato il latte non è quello la'”. E’ una delle intercettazioni tra un acquirente e un venditore in merito all’adulterazione di latte di vaccino crudo contebute nell’ordinanza a firma del gip di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Grammatica che ha portato questa mattina a 10 provvedimenti cautelari nei confronti di amministratori e soci di tre caseifici tra Caserta e Napoli, e dei titolari di un allevamento bovino e bufalino di San Potito Sannitico. “Eh, il latte di una settimana – risponde il venditore – tenevo ancora il latte di una settimana neh Salvato'”. “Anto’ – riprende l’acquirente – ha fatto la monnezza sopra, il siero è quagliato nel giro di un quarto d’ora si è quagliato subito, ho riscaldato un po’ di latte e si quagliato. Quando lo mastichi, ti fa quella cosa di bruciato alla gola. A me queste cose qua non le posso fare. Tu è inutile che mi racconti fesserie…mi fai mettere il latte insieme a quell’altro. Io avevo altri venti quintali da la’…mi ha ubriacato anche quell’altro…”.
“L’indagine di questa mattina è una vicenda circoscritta solo ai soggetti coinvolti e dimostra che i controlli funzionano bene e non c’è alcun pericolo per un settore che rappresenta l’eccellenza campana”. E’ quanto ha tenuto a specificare il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, a margine della conferenza stampa sull’attivita’ di indagine denominata “Aristeo” che ha coinvolto alcuni caseifici e allevatori tra la provincia di Caserta e Napoli sull’impiego di latte adulterato.