Napoli. Svolta nella battaglia portata avanti dalla famiglia di Tiziana Cantone per ottenere la cancellazione dalla rete dei video hard che portarono la 31enne al suicidio il 13 settembre 2016 a Mugnano. A seguito del reclamo presentato dalla madre di Tiziana, il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato le verifiche di competenza chiedendo ai principali motori di ricerca , Google e Yahoo , di giustificare le ragioni per le quali sugli stessi risultino ancora indicizzate pagine sulle quali sono pubblicate immagini o video pornografici associati al nome di Tiziana Cantone. In particolare, il Garante ha chiesto a Microsoft Corporation Inc. , titolare del motore di ricerca Yahoo, e a Google Inc., titolare del motore di ricerca Google, non solo di riscontrare le richieste formulate da Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, ma anche di indicare quali sistemi abbiano usato e quali intendano in futuro utilizzare per la deindicizzazione delle pagine che illegittimamente pubblicano video o immagini pornografiche associandole al nome di Tiziana Cantone. Maria Teresa Giglio, che ha recentemente nominato quale proprio difensore nei procedimenti penali in corso l’avvocato romano Giuseppe Marazzita, è assistita nel procedimento davanti all’Autorità per la protezione dei dati personali dall’amministrativista napoletano Andrea Orefice.
“Il nostro obiettivo – ha dichiarato Orefice – è quello di ottenere la eliminazione dal web di tutte le immagini oscene e di tutti i video pornografici che ritraggono la povera Tiziana. Sappiamo che questo obiettivo sarà molto difficile da raggiungere, anche perché i siti che tutt’ora pubblicano i video e le immagini incriminati hanno spesso sede in Paesi estranei alla Unione europea, fuori dalla competenza del Garante per la protezione dei dati personali e in ogni caso in Paesi nei quali la normativa sulla privacy non assicura ai singoli le medesime garanzie di quella europea”. “Ad ogni buon conto – prosegue il legale della Giglio – raggiungeremmo un risultato straordinario se solo riuscissimo ad ottenere la deindicizzazione dai principali motori di ricerca delle pagine sulle quali si trovano pubblicate le immagini e i video illeciti di Tiziana, giacché ciò li renderebbe di fatto inaccessibili alla utenza comune, che utilizza quotidianamente i principali motori di ricerca per i motivi più disparati, dallo studio alla pura curiosità . Siamo fiduciosi nella possibilità che venga condivisa anche dalle Autorità competenti una interpretazione della normativa di riferimento che riconosca la dovuta centralità ai diritti incomprimibili della persona”, conclude Orefice. Nei giorni scorsi c’erano stati sviluppi anche sulle indagini penali aperte dalle Procura di Napoli e Napoli Nord dopo la morte della ragazza, con i carabinieri della sezione cyber-crime del Comando Provinciale di Napoli che erano riusciti a sbloccare l’iPhone di Tiziana estrapolando alcuni file audio risalenti alle ore precedenti alla morte della ragazza; la Procura di Napoli ha poi indagato, per calunnia, l’ex fidanzato di Tiziana, Sergio Di Paolo, accusato di aver indotto la 31enne a querelare per diffamazione i quattro ragazzi cui erano stati inviati i video hot.