Torre Annunziata, Longobardi ritratta: “Non voglio più pentirmi”

TORRE ANNUNZIATA. Pochi giorni dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, ritratta tutto: incontra in carcere il suo avvocato (la penalista Maria Macera) e le comunica la nuova scelta. E’ stato una sorta di pentimento “lampo” quello di Antonio Longobardi, il 25enne pregiudicato di Torre Annunziata ritenuto vicino al “terzo sistema”, il neonato gruppo criminale sorto grazie alla  “pax” non armata, sancita tra i giovani rampolli figli di carcerati ed ergastolani dei clan Gionta e Gallo-Cavalieri.
È durata dunque pochi giorni la collaborazione di Longobardi con i magistrati (collaborazione ancora in attesa di riscontri in merito alla sua attendibilità, ndr). Appena il tempo di rendere un solo verbale di interrogatorio al pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa. Ieri mattina, Longobardi, detenuto nel carcere di Secondigliano, ha incontrato il suo legale, avvocato cui l’incarico è stato nuovamente assegnato dopo la revoca di un precedente legale di fiducia, chiarendo così in modo definitivo la propria posizione.
Le dichiarazioni già rese da Longobardi all’Antimafia saranno comunque inutilizzabili in eventuali procedimenti giudiziari aperti per far luce sulle strategie e le dinamiche criminali del “terzo sistema”. La scelta del giovane 25enne, ex macellaio nella sua città, Torre Annunziata, aveva spiazzato anche i familiari. Ben 13 i parenti di Longobari, già “attenzionati” dalle forze dell’ordine in vista del loro probabile e scontato inserimento all’interno di un programma specifico di protezione.
Forse Longobardi, nipote di Nicola Balzano, alias alfasud, e considerato uno degli uomini di fiducia del capo del “terzo sistema”, Domenico Ciro Perna, aveva deciso di vuotare il sacco solo in seguito ad un “momento di debolezza”, dovuto ai 6 mesi trascorsi in carcere. Il 25enne, dopo aver ritrattato le dichiarazioni rese alla Dda partenopea, resterà rinchiuso in cella a Secondigliano con l’accusa di associazione mafiosa. Con Longobardi e Perna, il 13 luglio sccorso, finirono in carcere anche i giovanissimi Salvatore Orofino, Gennaro Pinto, Luigi Gallo, Bruno Milite e Vittorio Della Ragione.

 Monica Barba


Articolo precedente“Hanno trovato pure la pistola, e quando esco più”, Equabile intercettato in carcere sull’omicidio dell’innocente Davide Bifolco
Articolo successivo“Ho forti mal di pancia”, ragazzino di 11 anni muore in poche ore al Policlinico: aperta un’inchiesta