Uccise il fratello e sciolse il corpo nell’acido: “solo” 20 anni di carcere

Niente ergastolo perché non c’era premeditazione ma 20 anni di carcere: è questa la pena che il pm Antonella Lauri della Porcura di Torre Annunziata ha chiesto per  Salvatore Amuro, il 53enne di Piano di Sorrento che uccise il fratello Francesco a colpi di vanga e poi sciolse il cadavere nell’acido. Omicidio volontario aggravato, occultamento e soppressione di cadavere sono queste le accuse su cui si è basata la richiesta il pm che ha escluso la premeditazione perché l’omicida acquistò l’acido solo dopo aver ucciso il fratello. L’orrendo delitto si consumò sulle colline di Piano di Sorrento nel dicembre del 2015. La famiglia dei due fratelli vive in tre abitazioni adiacenti che si trovano sulle colline di Piano di Sorrento, in una zona ricca di piantagioni: la vittima viveva con i genitori, una coppia di anziani; in due abitazioni vicine, invece, vivono, rispettivamente, Salvatore e la figlia, e nell’altra casa, la sorella di Salvatore e Francesco, con la sua famiglia. Il 7 dicembre del 2015 ci fu una violenta lite tra i due. Salvatore accusava il fratello Francesco di essere un fannullone e in preda a un raptus di follia colpì violentamente con la vanga , con la quale stava lavorando il terreno, il congiunto uccidendolo. Poi nè caricò il cadavere in una carriola e lo sotterrò in un fosso. Per completare l’opera acquistò una decina di litri di soda caustica con la quale sciolse il cadavere del fratello. Fu la sorella il giorno segunete a denucniare la scomparsa del fratello ai carabinieri. I militari iniziarono le indagini ascoltando tutti i parenti tra cui Salvatore il quale spiegò che il fratello si era allontanato a bordo di una macchina e che dal quel momento non ne aveva avuto più notizia. La versione fornita dall’uomo, però, non convinse gli investigatori che iniziarono a tenere sotto controllo gli spostamenti di Salvatore.
Sentendosi il fiato sul collo, l’uomo commette un passo falso: raccoglie i suoi effetti personali, prende il passaporto e scappa. Anche di lui non si hanno più notizie e la figlia di Salvatore, preoccupata dalla sua scomparsa, si reca in caserma e segnala ai carabinieri di non avere più notizie del padre. I militari, a questo punto, si mettono alla ricerca dell’uomo e lo rintracciano nelle campagne di proprietà della famiglia, dove aveva deciso di nascondersi prima di fuggire definitivamente. In caserma continua a negare di essere coinvolto nella scomparsa del fratello ma alla fine cede e confessa l’omicidio. Prossima udienza del processo il marzo quando lo stesso imputato ha annunciato di voler rendere dichiarazioni spontanee.

 Monica Barba

 

(nella foto il terrreno sulle colline di Piano di Sorrento dove avvenne l’oorendo delitto nel riquadro da sinistra la vittima Francesco Amuro e l’assassino Salvatore Amuro)

 


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