Militari del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Frosinone stanno eseguendo tra la provincia di Frosinone e quelle di Latina, Napoli, Terni, Avellino, Pistoia ed Isernia un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Frosinone per i reati di concorso in corruzione di pubblico ufficiale nei confronti di 13 persone (13 misure cautelari di cui 4 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 8 obblighi di dimora nel Comune di attuale domicilio). Il provvedimento scaturisce da indagini su più presunti episodi di corruzione, commessi da un assistente della Polizia Penitenziaria (finito ai domiciliari) in servizio presso il carcere di Frosinone, finalizzati all’introduzione fraudolenta di oggetti e droga all’interno del penitenziario e recapitati ai detenuti. L’operaziobe è scattata a cinque giorni dalla clamorosa fuga dallo stesso carcere di Alessandro Menditti il “macellaio”del clan dei Casalesi. E proprio sulla clamorosa fuga che emergono altri dettagli. Un piano che prevedeva la fuga oltre che di Menditti anche di Ilirjan Boce, 44 anni albanese condannato per droga e associazione a delinquere fino al 2026. Ma questo ultimo è stato sfortunato: nel tentativo di evadere è caduto a terra da dieci metri riportando gravi ferite e fratture, venendo successivamente acciuffato e poi ricoverato a Roma.
Un’azione sincronizzata con i complici che all’esterno attendevano il via libera nel cuore della notte. Ovviamente il ritrovamento di due cellulari tenuti da uno dei fuggitivi è la conferma che l’ok all’azione è arrivato dall’interno, proprio dai due compagni di cella e con una semplice telefonata o sms, questo saranno le indagini ad accertarlo. Un piano definito da mesi e studiato in ogni particolare. Innanzitutto i due detenuti hanno prima effettuato nelle settimane scorse un buco alla parete, coperta poi dal televisore che avevano nella cella. A questo punto il contatto con l’esterno è diventato fondamentale, perchè una parte del piano prevedeva il supporto logistico dei complici. E così si è dato il via alla fuga sabato mattina.
Mentre i due detenuti spostavano la televisione e uscendo dal buco si calavano dal terrazzino esterno con delle lenzuola, fuori contemporaneamente agivano i complici. Con scale molto lunghe, del modello di quelle usate dai vigili del fuoco, sono saliti sul muro di cinta del carcere per poi calarle all’interno del penitenziario in attesa dell’arrivo dei due.
Qualcosa però è andato storto perchè mentre Menditti è riuscito a calarsi dal terrazzino, l’albanese è precipitato a terra. Menditti non si è fermato lasciando il compagno di cella a terra ferito, e, dopo aver percorso uno spazio esterno correndo velocemente, si è diretto sul punto dove c’era la scala calata dai complici. È salito sul muro di cinta e poi sceso con la stessa scala, ritrovata successivamente, e si è così dileguato, mentre il compagno di fuga è stato bloccato. Ora è caccia all’uomo in tutta Italia, ma di certo se fossero stati installati impianti anti-intrusione e anti scavalcamento, dei sensori, forse il piano sarebbe fallito sul nascere. Ora invece è caccia all’evaso.