Il boss pentito: “Ecco come uccisi o’ negus. Doveva morire perché trascurava gli affiliati e voleva uccidere mio fratello”

“Sono il responsabile dell’omicidio di Verde Francesco ‘o negus. Gli ho sparato sia con la pistola (dalla macchina) che con il fucile. Gli ho sparato inizialmente tredici colpi con la pistola calibro 9, poi rimisi il caricatore con altri quattordici colpi; quindi presi il fucile che stava sul sedile posteriore, andai verso l’auto di Verde ed esplosi due colpi di fucile calibro 12, a distanza di una trentina di centimetri e forse anche più da vicino, passando dal lato posteriore dell’auto…(la cartuccia calibro 20 rinvenuta sul posto a proposito della quale, durante il processo, si era ipotizzato che fosse presente sul posto da tempo in realtà era stata sparata con lo stesso fucile, che però si inceppò), dopo i primi due colpi sparati regolarmente,presi poi altre tre cartucce dal giubbino, innescando le prime due e poi, dopo aver tirato il colpo in canna (perché non si possono mettere contemporaneamente tre cartucce) misi anche la terza cartuccia, avendo intenzione di esplodere altre cartucce contro Verde Francesco ma, rendendomi conto che era già deceduto, non lo feci più”. E’ questo il drammatico e crudele racconto fatto dal boss di Grumo Nevano, pentito da anni, Vincenzo Mazzarro, autore materiale dell’omicidio del boss Francesco Verde ‘o negus. Nel corso di uno dei suoi tanti interrogatori Mazzarro ci ha tenuto a precisare: “…a fare queste dichiarazioni non è Marrazzo Vincenzo il camorrista, ma Marrazzo uomo, in quanto intendo dissociarmi totalmente dalla camorra, nella quale ho vissuto per trenta anni coerentemente, senza fare confidenze a nessuno e senza tradire nessuno… Verde Mario (il fratello del boss ucciso, rimasto ferito gravemente nell’agguato ndr)era un menzognero in quanto lo avevo visto palesemente; ho sparato prima verso Verde Mario per far fermare la macchina, altrimenti avrei ucciso pure a lui …”.

Il racconto continua: “…le persone che a vario titolo e con vari ruoli hanno preso parte all’agguato ai danni di Verde Francesco sono oltre a me stesso nella duplice veste di mandante ed esecutore materiale, mio fratello Marrazzo Antonio, Puca Pasquale, Di Spirito Luigi -luogotenente e portavoce di Puca Pasquale, Lorenzo sparavolpe (quali mandanti), Puca Ferdinando (guidatore dell’auto), Morlando Vito (inizialmente con il ruolo di conducente dell’auto e a seguito di cambiamento di programma, con il ruolo di addetto al recupero), mio figlio Francesco (con il ruolo di specchiettista), mio figlio Filippo (che si è autocoinvolto), Amodio (il quale aveva fornito l’informazione sui giorni in cui Verde Francesco andava a firmare) per come a lui riferito da Di Sprito e ulteriori dettagli potevano essere forniti dal fratello Marrazzo Antonio, il quale -a suo dire- aveva avuto colloqui sia con Pttca Pasquale che con Di Spirito, prima che uscissi dalla casa di lavoro…”.

Ma come  eperché si è arrivati alla decisione di uccidere ‘o negus. Ecco come lo spiega Vincenzo Marrazzo: “…ho conosciuto Puca Pasquale ‘o minorenne negli anni ’80, presso il padiglione Avellino del carcere di Napoli Poggioreale; – Puca Pasquale è il capo del clan Puca; si tratta di una persona ambiziosa (lui è uno che trase ‘e sicco e se mette ‘e chiatto, nel senso che è ambizioso e vuole spazio);
per quanto mi riguarda, le motivazione per uccidere il Verde erano diverse: comportamento tenuto verso di me e verso gli altri miei affiliati, nel senso che i Verde trascuravano economicamente tutti gli affiliati, in quanto attaccatissimi ai soldi; mancato
riconoscimento della quota al clan Marrazzo (nonostante richiesta in tal senso avanzata, in suo nome, dal fratello Marrazzo Antonio a Verde Antonio capaliscia, il quale si riservò di farmi avere notizie dopo aver parlato con gli altri, laddove la quota mi spettava, in
quanto era io che avevo commesso reati per conto dei Verde, i quali dunque avrebbero dovuto imporsi sui Puca e sui Ranucci);e infine accordo dei Verde con Puca e Ranucci per uccidere mio fratello”.

Cosi’, da una parte i Puca, dall’altra i Marrazzo, approfittando dell’assenza dei Ranucci, decimati dagli arresti, organizzarono il 28 dicembre del 2007 il clamoroso omicidio che provoco’ un ‘terremoto’ nell’area e l’ascesa criminale dei Puca, oggi azzerati da una inchiesta dei Carabinieri. Per quel clamoroso agguato sono stati arrestati oggi Antimo Femiano, Amodio Ferriero, Lorenzo Iavazzo e Antimo Puca. Un altro ‘terremoto’ la cosca l’ha affrontato 5 anni dopo con il pentimento di Vincenzo Marrazzo che il 29 maggio del 2012 decide di parlare con i pm. Dopo di lui i fratelli Antonio, Benito, Marcello, la moglie, i figli Filippo e Francesco e altri dodici pentiti in un solo anno. Grazie alle loro dichiarazioni le forze dell’ordine sono riuscite ad indagare su quel clamoroso omicidio e a ricostruire tutte le fasi preliminari, arrestando mandanti ed esecutori materiali.

Rosaria Federico

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