Andrea Agnelli e Rocco Dominello si sono dati appuntamento “alla luce del sole. Sia a tu per tu, sia in presenza di altre persone. Come spesso accade tra un presidente di una squadra di calcio e il rappresentante di un gruppo ultras”. Nulla di strano per l’avvocato Ivano Chiesa, che insieme a Giuseppe Putrino difende il 41enne di Rosarno dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’inchiesta ‘Alto Piemonte’. Questa mattina, al Palazzo di Giustizia di Torino, l’udienza preliminare: si parla di infiltrazioni della criminalità calabrese al Nord e di presunti rapporti tra ultras della Juve e personaggi legati alla ‘ndrangheta. Ma di ‘ndrangheta l’avvocato Chiesa non vuol sentire parlare. “Non c’entra nulla”, sbotta. “E quando Andrea Agnelli dice di non aver mai incontrato un ‘boss’ mafioso, dice la verità . Dominello non lo è”. Il legale annuncia battaglia. “Valuteremo ai fini di una querela le dichiarazioni rese da tutti quanti, comprese quelle del procuratore federale Giuseppe Pecoraro”, che per quegli incontri ha deferito il presidente Agnelli e la Juventus alla giustizia sportiva. “Se danno per scontato che il mio cliente sia un mafioso, quando invece questa è solo un’ipotesi accusatoria – annuncia il legale – faremo i passi necessari”. Eppure per l’accusa la criminalità calabrese in questa vicenda c’entra eccome. Secondo i pm Monica Abbatecola e Paolo Toso la ‘ndrangheta, e per la precisione la cosca Pesce – Bellocco, avrebbe creato un gruppo ultras per riuscire a inserirsi nel business del bagarinaggio, a ottenere biglietti da rivendere a prezzo maggiorato, a stringere contatti con funzionari e manager della società . Quel gruppo, ‘I gobbi’, che aveva come leader Fabio Farina, anche lui tra gli imputati, è apparso nella curva Scirea dello Juventus Stadium nella primavera del 2013. Ma quello preso in considerazione da ‘Alto Piemonte’ è uno scenario ancora più ampio, che va oltre la vicenda dei rapporti tra i presunti boss della ‘ndrangheta e la curva della Juventus per i quali – tra l’altro – i dirigenti bianconeri sono usciti senza accuse. Ventitre gli indagati, 84 capi d’accusa: estorsioni, minacce, incendi, danneggiamenti, un sequestro di persona. E la curva bianconera sarebbe solo un filone. Un filone, secondo i magistrati, che alla criminalità organizzata avrebbe comunque fruttato un grosso guadagno. E in cui un importante ruolo sarebbe stato ricoperto da Fabio Germani, ex ultras e fondatore dell’associazione ‘Bianconeri d’Italia’, difeso dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa dall’avvocato Michele Galasso. Questa mattina, in aula, la Regione Piemonte, il Comune di Torino e un piccolo azionista della Juventus hanno chiesto di costituirsi parte civile. L’udienza è aggiornata al 28 marzo.