“Non devi nominare la gente morta, sei un infame perché fai lavorare i vuoto a perdere presso il tuo negozio. Devi portare 3mila euro e devi cacciare quello che lavora là sopra, altrimenti vi ammazzo. E ora vattene, altrimenti di uccido proprio adesso”. Senza giri di parole la minaccia subita da un imprenditore di Ercolano da parte del clan Ascione-Papale nel periodo buio del pizzo chiesto a tutti. La vicenda è stata ricordata dal Tribunale del Riesame la scorsa settimana ha dato parere favorevole all’arresti di 13 esattori del racket dei clan Ascione-Papale e Birra-Iacomino di Ercolano. Il particolare riguarda la posizione di Aniello Estilio detto ‘o barone. Il pregiudicato del clan Ascione-Papale era andato più volte a chiedere la tangente a un imprenditore di Ercolano convocandolo al parco “la Moquette” residenza storica della cosca. “Vieni alla Moquette che ti vuole o’ zi Giannino”, con questa minaccia esplicita l’imprenditore alla seconda richiesta fu costretto ad andare al cospetto dell’allora reggente del clan ovvero Giovanni Ascione. Arrivato nel luogo indicato, la vittima del racket incontro 5-6 persone, tra i quali Aniello Estilio che gli chiese se avesse portato i soldi. L’imprenditore cercò di prendere tempo chiedendo di quantificare la somma e di parlare direttamente con il boss Giovanni Ascione. A quel punto intervenne un’altra persona, scambiato per il capo clan, alla quale egli rappresentava le proprie difficoltà economiche e di aver già consegnato materiale edile a due soggetti del clan, intanto deceduti, provocando l’ aggressione verbale da parte dell’uomo che lo minacciò di morte ricordandogli che stava facendo lavorare nella sua impresa persone del clan Birra.
 Rosaria Federico
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(nella foto Aniello Estilio)