Erano le donne ora a comandare i clan di Pianura ma i boss pur essendo detentuti continuavano a dettare ordini dal carcare attraverso le loro congiunte. E’ quanto emerge dal blitz compiuto nella notte dalla squadra mobile di Napoli su disposizione della Dda nei confronti di 28 tra boss e gregari dei due clan in guerra: i Pesce-Marfella da un lato e i Mele dall’altro. Dei 28 provvedimenti in 27 sono finiti in carcere e solo uno è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla pg. Grazie al lavoro investigativo e ad alcune intercettazioni telefoniche e ambientali corredate dal racconto di numerosi pentiti si è fatto luce sulle attività criminali dei due clan. E si è scoperto il ruolo apicale delle donne, due delle quali destinatarie della misura cautelare, le quali gestiscono la cassa del clan, utilizzata tra l’altro per pagare le mensilità ai detenuti appartenenti ali’ organizzazione camorristica. Gli arrestati sono tutti accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata alla detenzione e alla vendita di sostanze stupefacenti, omicidio, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, ricettazione, intestazione fittizia di beni e tentata estorsione aggravata. L’indagine cristallizza, inoltre, l’enorme disponibilità di armi vantata dai sodalizi criminali di Pianura: viene, in particolare, ricordato che nel mese di agosto del 2013 vi fu un cruento scontro armato tra i gruppi malavitosi, sfociato nell’omicidio di Luigi Aversano, ucciso a Pianura il 7 agosto 2013 dagli affiliati al clan Marfella-Pesce per affermare la propria supremazia territoriale. Nel corso dell’attività investigativa si è proceduto altresì al sequestro della somma di denaro di circa diecimila euro, quale provento delle attività illecite del clan Marfella-Pesce correlate al commercio di sostanze stupefacenti.