Il “Massimino” e il “Caccone” per l’anagrafe Massimo Frascogna e Lazzaro Ruggiero pregiudicati legati agli Sscissionisti del clan Amato-Pagano, facevano uso di stupefacenti, molestavano le ragazze a Mugnano. Quindi creavano problemi alla cosca ed è per questo che i vertici hanno deciso di eliminarli. Le due vittime si sono recate all’appuntamento in sella a una moto. L’episodio è stato raccontato ai magistrati della Dda di Napoli anche dal pentito Giovanni Piana il 20 febbraio 2008 che confermò agli inquirenti che la pista dell’epurazione interna al clan Amato-Pagano era quella giusta. Poi nel 2010 anche Biagio Esposito, l’ex killer della cosca soprannominato “Biagino” raccontò: “Di tale vicenda ho conoscenza diretta in quanto ero presente al fatto. Era il 2007, mi trovavo in uno dei nostri covi a Mugnano e Cesare Pagano mi disse di andare con lui. Le due vittime lavoravano per il clan e guardavano il quartiere di notte. So che furono uccisi perché avevano picchiato un giovane senza l’autorizzazione del clan, riducendolo in coma”.
Davano fastidio, erano violenti e arroganti secondo i vertici del clan Pagano, che così chiesero agli alleati Lo Russo i loro killer in prestito per eliminarli. L’affare di sangue fu fatto e per Massimo Frascogna detto “Massimino o’ niro”, e Lazzaro Ruggiero “o’ Cacco- ne”, ras della notte a Mugnano per conto dei capi, scattò la trappola che li portò a Miano in braccio alla morte. Era il 26 luglio 2007, ma a distanza di quasi 10 anni la Dia di Napoli e la Dda hanno risolto il caso noti- ficando un’ordinanza di custodia cautelare ai 6 presunti autori del duplice omicidio con lemodalità della lupara bianca. I giovani leoni di camorra, come ricorda il Roma, furono seppelliti in una fossa e tre anni dopo sciolti nell’acido per far sparire ogni traccia.
Per raccogliere indizi sufficienti al provvedimento restrittivo sono state decisive le dichiarazioni di Biagio Esposito, già nel 2010, e di Antonio Lo Russo, a dicembre dell’anno scorso. Così gli investigatori agli ordini del dirigente Giuseppe Linares, dopo i riscontri indispensabili, hanno ieri mattina notificato in carcere la misura cautelare a Cesare Pagano, il boss 47enne soprannominato “Cesarino”; Rito Calzone “o’ Pisano”, 62enne; Mario Dell’Aquila “o’ Figarone”, 38enne; Giuseppe Gallo, ras di Torre Annunziata 40enne; Oscar Pecorelli “o’ Malommo” di 36 anni; Raffaele Perfetto “muss e’ scigna”, 45 anni. Con loro sono indagati i due collaboratori di giustizia che hanno contribuito alle indagini mentre sono usciti dal procedimento penale Salvatore Cipolletta e Marcello Mansi, anch’essi sospettati di aver partecipato al duplice delitto ma deceduti nel frattempo.
Gli inquirenti hanno ricostruito i ruoli degli indagati con precisione. Cesare Pagano e Antonio Lo Russo (figlio di Salvatore “Capitone”) sono accusati di essere i mandanti; Oscar Pecorelli e Raffaele Perfetto avrebbero sparato mentre Dell’Aquila, Gallo, Esposito, Cipolletta e Mansi avrebbero ripulito la sa-a biliardo di Miano in cui avvenne l’agguato, procurato e nascosto le armi per poi occultare i cadaveri. Ad attirare in trappola “O’ Niro” e “o’ Caccone” con una scusa fu, secondo la procura antimafia, Rito Calzone. Il quale riferì a Massimo Frascogna e Lazzaro Ruggiero che Cesare Pagano stava giocando a carte e voleva incon- trarli, facendo intendere che li avrebbe pagati per il lavoro svolto per il clan. Invece, appena entrati nel circoletto, furono trucidati con colpi alla testa. Le denunce di scomparsa risalgono al giorno successivo al du- plice omicidio, il 27 luglio 2007, quando le mogli delle vittime le presentarono. Gli inda- gati erano già tutti detenuti per altri reati: Pagano, Perfetto (clan Lo Russo), Rito Calzone (ex Di Lauro, poi Amato-Pagano) e Gallo al 41 bis. Anche Pecorelli e Dell’Aquila sono affiliati ai “Capitoni” di Miano.
(nella foto da sinistra il boss cesare pagano, il pentito antonio lo russo e oscar pecorelli)