Camorra, il boss voleva entrare in società per i lavori della terza corsia della Napoli-Salerno

Tangenti pagate sia in banconote contanti sia in materiale. Era costretto a pagare ai due clan in guerra ad Ercolano, Filippo Nocerino, imprenditore edile di Ercolano, che ha filmato attraverso una telecamerina nascosta nell’orologio i camorristi che pretendevano una tangente sulle sue attività. Ora vive sotto scorta. Ma ha subito davvero tanto. Ha dovuto pagare tangenti sia al clan Ascione-Papale sia al clan Birra ma anche ai clan napoletani dei Mazzarella e dei Formicola di San Giovanni a Teduccio. “Pagavo il pizzo come una tassa, poi ho capito che di questo passo sarei morto” aveva spiegato agli investigatori. E così denunciò i suoi aguzzini. Ma Giovanni Ascione, fratello dell’allora detenuto boss (Rafele ‘o luongo) non si fermò. Prima lo minacciò, poi fece esplodere alcuni colpi di pistola contro due suoi dipendenti, e nonostante fosse latitante lo convocò al suo cospetto e gli chiese di ritirare la denuncia nei confronti dei suoi ragazzi  e di calunniare i carabinieri che gli avrebbero estorto la denuncia. Ma non solo perché oltre alle tangenti da pagare Giovanni Ascione gli chiese anche di entrare in società per i lavori che la sua impresa edile avrebbe dovuto effettuare per l’ampliamento della terza corsa dell’autostrada Napoli-Salerno. Ma il clan Birra vessava l’imprenditore con richieste estorsive. Antonio Birra, oggi pentito, pretese la consegna di 5mila euro di materiale edile per la sua casa, mai pagato. Così come il fratello Giovanni altrettanti 5mila euro ma in materiale idraulico. Anche questo materiale mai pagato. E infine Giacomo Zeno invece pretese il pagamento di una tangente di 5mila euro in tre tranche.

Ma a proposito delle tangenti pagate al clan Ascione-Papale ecco cosa ha raccontato agli inquirenti l’imprenditore coraggio sul conto di Luigi manzo, esattore del pizzo della cosca.”Inizialmente, egli si presentava in nome e per conto di Raffaele Asciane, detto “Rafele ‘o luongo” e Mario Asciane, detto “o barone”. Generalmente egli si presentava ogni volta in cui iniziavamo un cantiere, e che io ricordi egli venne quando iniziammo i lavori di copertura del primo tratto dell’alveo …. Ricordo bene che in occasione delle visite di Manzo Luigi, egli imponeva inizialmente di bloccare i lavori e, dopo aver percepito a quanto ammontasse il guadagno complessivo sul lavoro, imponeva il versamento di una tangente compresa tra il 3 ed il 5% sul totale, da versare in contanti …. Nel periodo cui mi sto riferendo, compreso come detto tra il 1996 ed il 2000, ricordo che avvenne un passaggio di ‘cassa’ nelle fila degli Asciane, e Manzo Luigi si presentava a nome di tale ‘Lello Ascione’, cugino di Raffaele ‘o luongo’ … “.


Articolo precedenteProcesso al militare napoletano accusato di duplice omicidio, i testi: “Volevano sposarsi”
Articolo successivoScritta sui muri del Vescovado: “Don Ciotti sbirro, più lavoro, meno sbirri”