Camorra, il regalo del boss “ricambiato” con l’omicidio del tatuatore

«Quando “zi’ Angioletto” è uscito dal carcere, “Cesarino” gli regalò venti pacchi di cocaina. Arcangelo Abete è come se avesse voluto ricambiare quell’azione». “Cesarino” altro non è che il super boss Cesare Pagano, a parlare è invece il collaboratore di giustizia Giuseppe Ambra, ex capo-piazza degli Abete-Notturno allo Chalet Bakù. Il pentito fa riferimento al drammatico omicidio di Gianluca Cimminiello, il giovane tatuatore ammazzato a Casavatore il 2 febbraio del 2010 dopo aver colpito per difesa personale, e in seguito a un banale diverbio, il nipote del capoclan.
Il retroscena al quale Giuseppe Ambra fa riferimento, e raccontato in esclusiva da Il Roma, è contenuto all’interno di uno dei tre nuovi verbali che sono stati  acquisiti ieri nel processo di primo grado che vede alla sbarra il ras Arcangelo Abete e il presunto killer Raffaele Aprea. e che si sta celebrando davanti alla Quinta sezione della Corte d’assise presieduta da Alfoso Barbarano. L’ex capopiazza dello Chalet Bakù, interrogato nell’aprile 2015, spiega agli inquirenti una serie di importanti informazioni sull’omicidio di Cimminiello riferitegli da Giovanni Raia, ex affiliato agli Scissionisti dell’ala Abbinante: “Mi disse che era stato partecipe all’omicidio (oltre a Vincenzo Russo“’o luongo”, condannato all’ergaostolo in primo grado il 20 dicembre scorso, ndr) anche Raffaele Aprea, che aveva il
ruolo di far uscire Cimminiello dal negozio. “Lello” è entrato chiedendo di vedere un tatuaggio, poi quello è uscito ed “Enzuccio” ha sparato. Tutto questo in presenza anche di Ciro Abrunzo e Giuseppe Montanera…Raia mi speci ficò che quando è uscito “zi’ Angioletto”, Cesarino gli regalò venti pacchi di cocaina. Ora Arcangelo Abete è come se avesse voluto ricambiare quell’azione. Quando seppe a Milano che il cognato di Cesarino era stato picchiato dal tatuatore, propose di fare un’azione intimidatoria contro questo ragazzo, di fare una gambizzazione ma non di ucciderlo. Per loro sfortuna Russo  sparò in una vena aorta, per come mi è stato riferito”.
Ma tra le dichiarazioni che il pm Gloria sanseverino della Dda di Napoli ha fatto axquisire agli atti del processo contro “Angioletto” Abete ci sono anche quelle di un altro pentito eccellente come Pasquale Riccio, ex affiliato ex imparentato con gli Abbinante. Il collaboratore di giustizia, nel dicembre 2014, riferisce alla Dda di quanto aveva appreso parlando con Giuseppe Ambra: “Quando scherzava con me diceva ‘se mi pento io li appiccio a questi qua, perché in quell’omicidio non ha partecipato solo Enzuccio (Russo, ndr), in quell’omicidio è stato Lello (Aprea, ndr). E mi disse che quelli erano andati lì su ordine di Arcangelo Abete. Sono an-dati lì per sparargli alle gambe e all’esterno del locale è stato tirato da Raffaele Aprea, cugino di Arcangelo Abete, che conosceva già questo ragazzo. Per questo si prese l’impegno, disse Lello “me le vedo io””. Putroppo per Gianluca Cimminiello fu di parola.

 

(nella foto grande la vittima innocente di camorra Gianluca Cimminiello, a sinistra Cesare Pagano e a destra Arcangelo Abete)


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