“Questa faida è stata scatenata da noi intendendo dire Mariano Riccio.Cerrato Carmine e la Vinella Grassi pochi giorni dopo che Arcangelo Abete venne arrestato. mi incontrai con “Gio Banana”  Rosario Guarino a Napoli, fuori dallo Chalet a Mergellina; Giò Banana mi abbracciò e baciò e mi disse: ti devo parlare, perché sei fidato di Raffaele Amato jr. ‘Fagli questa ambasciata: Se noi abbiamo fatto tutto questo, non è per mancanza di rispetto verso la famiglia Amato, ma per i guai combinati dal Polacco. Mariano, Raffaele Baiano’ digli, qualsiasi cosa, lui è nostro fratello. Appena esce noi ci chiariamo con lui”. A spiegare ai magistrati della Dda di Napoli la cruenta divisione nati tra i clan all’epoca della terza faida di Scampia è il pentito Govanni Illiano che ha svelato molti particolare inediti di quei periodi: “Raffaele Amato era in carcere ma io ero in grado di comunicare con lui sia a mezzo telefono che lui aveva in carcere ad Ancona, o’ lello era in cella con un Mianese dei Lo Russo, Oscar Pecorelli ed avevano un videotelefono, non so come ha fatto ad entrare, ma a Teramo noi eravamo riusciti a far entrare una macchina fotografica. Quando venne trasferito a Prato, ebbe un altro telefono, un Nokia. In ogni caso, io rimasi in contatto telefonico con Raffaele Amato jr fìno a dicembre del 2011. Riuscii a fargli la telefonata e dirgli: “O’ Le’ ho incontrato ‘o lentuorno ca’ nzalata’ è il nostro modo di chiamare gli esponenti della Vinella perché quando ci recavamo alla Vinella andavamo sempre a mangiare la carne bollita in insalata così chiamata. Raffaele Amato voleva capire e gli mandai un pizzino che entrò in carcere a mezzo Gennaro De Cicco, o Rosaria Pagano, la mamma. In questo pizzino era scritto che Giò Banana era sempre legato a noi, che la colpa era dei soggetti sopra citati, e che voleva riappacificarsi con Lello quando sosse uscito. Raffaele Amato rispose con un pizzino nel quale c ‘era scritto ‘se ci vogliono bene veramente, io mi fìdo solo di te, se esco metto io stesso nel cesso la mia famiglia’ consegna questo pizzino a Giò Banana. Dissi a Raffaele Teatro che mi sarei recato, dietro Mianella da  Carlo Matuozzo, dove la Vinella si appoggiava. Lì incontrai Giò Banana, Carlo Matuozzo, Pilotino, Luigi Aruta, il figlio di Bit, i ragazzi di Carletto Matuozzo ossia Ciro Castiello, un certo Geremiello  fratello di Buca Buca, un certo Gio Gio, Mario Pacciarelli, ed altri che saprei riconoscere in foto. Io e Guraino ci appartammo e gli feci leggere il pizzino di raffaele Amato. Guarino mi disse che sul pizzino era scritto che io avrei dovuto diventare il referente di Melito e Mugnano una volta che ce li fossimo ripresi e che qualsiasi discorso inerente la famiglia Amato doveva svolgersi alla mia presenza. Sempre dietro a Mianella ci recammo in una casa che credo sia di Antonio Mennetta e lì Guarino scrisse la risposta su un pizzino diretto ad Raffaele Amato. Guraino mi disse qualcosa, che era d ‘accordo su quanto proposto da Amato. Guarino mi chiese se a Melito avevamo lo stupefacente ed alla mia risposta negativa disse ridendo : ‘Quanta te ne serve? Ne abbiamo in abbondanza!’ ed io dissi: che vuoi dire? al che lui mi confidò (chiedendomi di non dirlo a nessuno) che incontrava Mariano Ricco e che costui gli dava lo stupefacente. Guarino mi disse chi dovevo seguire per andare bene; li rincontrai a casa di mia suocera, a via Regina Margherita, Guarino. Pilotino, Ciro Castiello ed un quarto che non ricordo; gli diedi un altro pizzino di Raffaele Amato, che stracciammo e lui se ne andò. Dopo qualche giorno andai sempre a Mianella da Matuozzo per sapere come dovevamo muovere Guarino mi disse che avrei dovuto ascoltare Mariano Riccio e Carmine Cerrato takendò. E disse ‘tra breve dobbiamo fare un po’ di rumore’ soprattutto su Melito in cui noi avremmo dovuto esporci in modo plateale prendendo Melito e Mugnano, mentre loro della Vinella dovevano fingere ancora di stare con gli Abete-Abbinante. Siamo ancora a dicembre 2o11… “.
 Antonio Esposito
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