Camorra&Appalti, il pentito Mario Lo Russo: “Il figlio di mio fratello Carlo e la mamma hanno posti fittizi al Policlinico”

“Nelle ditte di pulizia che vincono le gare di appalto negli ospedali vengono assunti i figli dei boss affiliati alla camorra. E’ una copertura che usiamo per giustificare i soldi che il clan passa loro ogni mese”. Così il 15 aprile del 2016 Mario Lo Russo secondo dei quattro fratelli dei “Capitoni” di Miano a pentirsi (prima di lui Salvatore e a seguire il fratello Carlo e il nipote Antonio) apre un nuovo scenario sulle modalitaÌ€ di estorsione imposte dalla criminalitaÌ€ organizzata agli imprenditori che vincono gli appalti negli ospedali partenopei.Mario Lo Russo spiega anche che il nipote Carlo Lo Russo detto “LelleÌ€” fosse diventato dipendente di un’impresa di pulizie di un ospedale, di cui non ricorda il nome e poi aggiunge: “Il figlio di mio fratello Carlo ha un posto fittizio nell’ospedale, lui, come la mamma, prende uno stipendio dal clan di 3mila euro”. Il pentito, il 3 marzo dello scorso anno, ha riferito ai magistrati della Dda, che negli ospedali si guadagno cifre che permettono di mantenere i boss affiliati in carcere. “Il clan Lo Russo controllava il Policlinico mentre gli altri ospedali della zona collinare (Monaldi, Cardarelli e Pascale) erano controllati dalle famiglie malavitose dei Caiazzo e dei Cimmino. La gestione di tale settore era principalmente affidata a Giulio De Angioletti e Antonio Festa: il primo con un ruolo di estremo rilievo e interessi anche nel settore della droga fin dai tempi di Giuseppe Lo Russo”.

Sula scorta di queste dichirazioni la Procura di Napoli, nell’ambito delle indagini sull’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, arrestato due giorni fa dal gip di Roma per corruzione, controlla tutte le gare bandite e affidate negli ultimi mesi al Cardarelli, al Santobono, al Pascale, al Monaldi e al Policlinico e iscrive il top manager nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione camorristica. I pm della Dda hanno ascoltato anche Mario Lo Russo, il fratello Carlo e il nipote Antonio, figlio di  Salvatore. Sono loro i collaboratori di giustizia, come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, che hanno fatto riferimento, negli ultimi mesi, agli affari tra imprenditori e camorra e loro che hanno raccontato come i boss impongono assunzioni, soprattutto negli ospedali. I pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo sostengono che ci siano collusioni tra Romeo e la criminalitaÌ€, proprio in riferimento al personale che sarebbe stato impiegato in servizi di pulizia al Cardarelli. In pratica, in cambio di assunzioni “mirate”, la societaÌ€ avrebbe avuto «protezione» da parte dei clan che non avrebbero chiesto tangenti. Una ipotesi respinta dagli avvocati di Romeo, Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovambattista Vignola, che ritengono assolutamente inconsistente l’ipotesi di collusioni con la criminalitaÌ€ organizzata usata come “arma della procura per indagare su Consip”.

 

(nella foto da sinistra i due fratelli pemtiti Mario e Carlo Lo Russo)


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