Con il suicidio avvenuto al San Cataldo di Caltanissetta salgono a quattro i detenuti che si sono tolti la vita in poco più di una settimana. Segno di un disagio crescente che periodicamente rimonta nel mondo difficile del carcere. L’uomo che si è impiccato nella notte, in cella, con le lenzuola, era egiziano e aveva 40 anni. Spesso era stato al centro di episodi che avevano turbato l’ordine e la sicurezza interna e il magistrato di sorveglianza aveva da poco rigettato la sua domanda di estradizione nel suo paese. Il 21 febbraio nel carcere di Poggioreale, a Napoli, un 38enne si è ucciso mentre i compagni usufruivano dell’ora d’aria. Il 24 stesso copione a Bologna, alla Dozza, vittima un 50enne italiano ristretto nel reparto infermeria. Il giorno dopo a togliersi la vita è stato un ragazzo di 22 anni nel carcere romano di Regina Coeli. Una progressione che allarma il Garante dei detenuti, i sindacati di polizia penitenziaria e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che per il 3 marzo ha convocato una riunione ad hoc. Dall’inizio dell’anno al 28 febbraio, secondo le cifre da lui fornite nel corso del question time, i suicidi sono stati 10. Il guardasigilli, da poco in corsa anche per la segreteria Pd, riferisce i dati degli ultimi tre anni: 43 nel 2014, 39 nel 2015, altrettanti nel 2016. In tutti, 131 morti. E con l’ultimo suicidio di oggi il bilancio complessivo sale a 132, di cui 11 in questi primi mesi. Le cifre confrontate con quelle del recente passato indicano “una diminuzione” rispetto al periodo 2009-2012 quando il numero era “sempre stato superiore a 55, con un picco di 63 nel 2011”. Anche nella comparazione con altri paesi europei, l’Italia registra un tasso di suicidi inferiore: 6,5 ogni 10mila detenuti in Italia, contro 12,4 in Francia, 7,4 in Germania, 8,9 nel Regno Unito. Ma il tema non è da sottovalutare. Per questo il ministro, che ha disposto accertamenti amministrativi sui casi di Napoli, Bologna e Roma, ha indetto una riunione al ministero con i provveditori regionali delle carceri per il 3 marzo per analizzare la situazione e l’attuazione della direttiva per la prevenzione dei suicidi che aveva emanato nel maggio dello scorso anno. Proprio sulla base di quest’ultimo provvedimento, uno degli aspetti più delicati lo richiama il Garante nazionale dei detenuti ed è quello che riguarda il disagio psichico a cui sono esposte le persone detenute: in ogni Regione, chiede il Garante, vanno aperti i reparti di Osservazione psichiatrica e le Articolazioni per la tutela della salute mentale attraverso accordi tra l’Amministrazione penitenziaria e le Asl.