“Ci penso io”, così Romeo organizzò la corruzione del responsabile della manutenzione del Tribunale di Napoli

Sono le conversazioni intercettate al telefono tra ottobre e novembre 2016 a svelare la traccia di un nuovo presunto caso di corruzione che porterebbe ad Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano già al centro del caso Consip e delle inchieste di due Procure, quella di Roma e quella di Napoli. Toni colloquiali, che lasciano trasparire una certa confidenza tra gli interlocutori e anche, secondo le accuse al centro del nuovo filone di inchiesta, uno scambio di favori. Il contesto è quello che i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano della Procura di Napoli inquadrano in uno “scambio tra attività espressione della funzione pubblica e utilità destinate al pubblico ufficiale da Romeo e i suoi” si legge nel capo d’accusa. Da una parte c’è un alto dirigente del Ministero della Giustizia, Emanuele Caldarera, attuale direttore generale per la gestione e la manutenzione degli uffici giudiziari di Napoli, e dall’altra Alfredo Romeo, che compare in questa vicenda assieme ai suoi collaboratori Agostino Iaccarino, supervisore delle commesse sud della Romeo Gestioni spa, e Tommaso Malerba, geometra e coordinatore della commessa di pulizie della Romeo Gestioni presso il Palazzo di Giustizia di Napoli.

Il tono delle conversazioni intercettate dai carabinieri è colloquiale. “Ci penso io” risponde Romeo al dirigente che gli chiede della figlia che ha fatto un colloquio e attende una risposta. Per l’accusa l’assunzione della giovane nel gruppo Romeo sarebbe stata offerta in cambio dell’interessamento del dirigente allo sblocco del pagamento di alcune fatture che l’ex direttore generale per la gestione degli uffici giudiziari napoletani aveva “congelato” per presunti errori di calcolo attribuiti all’azienda. Nella ricostruzione accusatoria, che fa riferimento a una informativa dei carabinieri datata 13 marzo 2017, quindi recentissima, si fa cenno anche al trasloco di cui Romeo si sarebbe fatto carico, il 24 ottobre scorso, per trasportare scatole e piante di Caldera dall’ufficio di Roma a quello di Napoli.

PLe perquisizioni disposte ieri dai pm Woodcock e Carrano hanno portato i carabinieri a svolgere perquisizioni tra Napoli e Lodi. Un controllo è stato svolto nell’ufficio napoletano del dirigente ministeriale Emanuele Caldarera, al Palazzo di Giustizia di Napoli e nella sua casa a Villanova del Sillaro, in provincia di Lodi. Sono stati perquisiti l’ufficio e la residenza anagrafica del dirigente. Perquisizioni sono state eseguite anche negli uffici della Romeo Gestioni spa al Centro direzionale di Napoli e nel Palazzo di Giustizia dove la società gestisce il servizio di pulizia e altre attività connesse. I pm hanno disposto il sequestro di quanto ritenuto inerente le condotte illecite al centro delle accuse ipotizzate, “cose pertinenti” al reato la cui acquisizione e il cui conseguente esame appare, per gli inquirenti, “indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini”. Gli indagati potranno replicare alle accuse e chiarire la propria condotta nelle successive fasi del procedimento.


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