Consip, babbo Renzi: “Nessuna cena nella bettola, sono il padrino del figlio di Russo”

Roma. “Mai fatto cene segrete in bettole. Sono il padrino del figlio di Russo ma non so niente di quanto scrivono”: Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier stamattina è di nuovo al centro dell’attenzione per il caso Consip. E risponde ad un’intervista di Alfredo Mazzei, il commercialista napoletano amico di Romeo, uscita oggi su Repubblica, che racconta di una cena in una bettola romana tra l’imprenditore arrestato, Russo e Renzi padre. “Conosco effettivamente Carlo Russo, del cui figlio sono padrino di battesimo, ma leggo cose sui giornali di cui non so assolutamente nulla”. Dice in una nota Tiziano Renzi, commentando quanto affermato da Mazzei. Nell’articolo si fa riferimento ad un “incontro segreto” tra Tiziano Renzi, Romeo e Russo “in una trattoria senza pretese con ingresso riservato”.

Tutti e tre si sedettero a un tavolo “in una bettola romana, una trattoria senza pretese” ha raccontato il commercialista Alfredo Mazzei. Mazzei già interrogato dai pm di Napoli e Roma racconta: “Non avevano interesse a farsi vedere da quel che so Romeo entró nel locale in maniera assai defilata”. Il commercialista ha raccontato di aver saputo dell’incontro dallo stesso Romeo, suo amico di vecchia data. “Da quel che mi disse Alfredo pranzarono o cenarono insieme” ha ricordato aggiungendo che all’esito dell’incontro “Romeo disse qualcosa che aveva questo senso: hai capito quei due…”. Il perché di quell’affermazione ha detto di non conoscerlo con esattezza, “ma ebbi l’impressione che quella cene riservata servisse a parlare di strategie”.

Il caso Consip, dopo l’arresto di Alfredo Romeo, non scema. Anzi. L’amministratore delegato di Consip spa, Luigi Marroni, ha annunciato l’annullamento delle due gare d’appalto per il Facility management finite nel ‘sistema romeo’ e nel mirino della magistratura. Una notizia commentata anche da Raffaele Cantone, il presidente dell’Anac. “Sono contento di questa scelta dell’ingegner Marroni che va certamente nella giusta direzione”. “Il problema vero è che questi grossi appalti hanno bisogno di lotti che siano individuati in modo da evitare che siano davvero pochi concorrenti, le centrali di aggregazione sono stati una scelta intelligente del Paese ma bisogna stare attenti che non creino veri e propri monopoli”, afferma Cantone. Una misura che potrebbe portare ad una completa trasparenza in materia di appalti. “Perché più persone partecipano più le gare sono caratterizzate da trasparenza, quando ci sono lotti, macrolotti, con una serie di caratteristiche molto restrittive il rischio vero di una scarsa partecipazione che a volte è anche fenomeni di altro tipo”, conclude Cantone.

Sul caso Consip e sul coinvolgimento di Tiziano Renzi interviene anche il governatore della Toscana Enrico Rossi, uno degli ‘scissionisti’ del Pd all’assemblea nazionale del partito. E lo fa in maniera netta: “La politica deve stare lontana dalle gare, dalle aste pubbliche e dai concorsi. Deve proporsi di non interferire. Deve avere un sacro timore della possibilità, anche solo con comportamenti sbagliati e superficiali, di violare le leggi che regolano il corretto funzionamento della cosa pubblica”. Enrico Rossi, in un post su Facebook in cui si sofferma sulla “vicenda Romeo e Tiziano Renzi, Consip“, definendo l’arresto dell’imprenditore con l’accusa di corruzione “fatti gravi”. “Per noi vale, come sempre, – osserva Rossi – il principio di presunzione di innocenza, sancito all’art 27 della Costituzione. Alla magistratura, di cui rispettiamo il lavoro, chiediamo di fare presto, di evitare frasi generiche e generalizzazioni che esulano il perseguire doveroso di reati puntuali con prove evidenti. Ma dal punto di vista politico non si può che avere un sentimento di amarezza e dolore”. “Emerge, se i fatti verranno confermati, un quadro di rapporti opachi, di relazioni distorte e improprie tra affari e politica, dove – rileva ancora Rossi – a fare la parte della vittima è il principio di imparzialità nell’operato della pubblica amministrazione, sancito anch’esso nell’art. 97 della Costituzione”.

Anche Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia, parla della commistione tra Romeo e il Pd: “La vicinanza di Romeo non fa bene a un partito come il nostro”, “la magistratura prima fa e meglio è, poi fatta piena luce non ci saranno sconti per nessuno”. Ha detto Migliore, intervenendo a L’aria che tira su La 7. Poi il sottosegretario ha criticato il comportamento tenuto da Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd, sulla vicenda: “Se io avessi sul mio cellulare degli sms che ritengo abbiano una rilevanza andrei dai magistrati e non al Fatto quotidiano”. (r. f.)


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