Detenuto suicida a Civitavecchia: è il quarto caso in pochi giorni

E’ un giovane detenuto straniero di 30 anni, di nazionalità egiziana, la quarta persona che si uccide, in pochi giorni, in un carcere italiano. Dopo le morti nei tre penitenziari di Napoli Poggioreale, Bologna e Regina Coeli a Roma di altrettanti detenuti, l’uomo si è impiccato questa notte nella Casa Circondariale di Caltanissetta. A renderlo noto è il Sappe, Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, che torna a denunciare la crescente tensione nelle carceri del Paese. “L’uomo si è impiccato nella cella stanotte. Era arrivato a Caltanissetta dal carcere di S. Cataldo, dove si era reso protagonista di più eventi che avevano turbato l’ordine e la sicurezza interna – riferisce Lillo Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sappe – Proprio ieri gli era stata negata l’estradizione al suo Paese, ma non è accertato che questo possa avere attinenza con il grave gesto di cui si è reso responsabile. Sappiamo che ha lasciato un messaggio, ma è massimo il riserbo sui contenuti”. “Quattro detenuti suicidi tra le sbarre di altrettanti detenuti in una settimana sono il segno tangibile di come i problemi sociali e umani permangono nelle carceri del Paese – aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe – nonostante l’attenzione e la vigilanza del personale di Polizia Penitenziaria, spesso lasciato solo a gestire queste situazioni di emergenza”.

Il suicidio, sottolinea il segretario del Sappe, “è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”. “Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati – spiega Capece – E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”. Il Sappe torna a evidenziare che il 31 gennaio scorso erano detenute in Italia 55.381 persone, tremila in più di quanti ve n’erano lo stesso giorno del 2016 (52.475). Dei presenti, il 34% (18.825) è straniero.


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