Ercolano, “Don Pasquà due paia di scarpe di gomma per i carcerati”: ecco come i boss imponevano il pizzo

Ercolano. in regalo ai ‘carcerati’ scarpe, un televisore, un telefono cellulare e un orologio costoso: non era solo pizzo quello che quattro esponenti del clan Ascione-Papale e nove dei rivali birra Iacomino chiedevano a commercianti e imprenditori di Ercolano che erano costretti a consegnare gratis ai clan la merce che vendevano, materiale che utilizzavano per i lavori edili o in qualche caso perfino delle scarpe.
Tra gli episodi, documentati dai carabinieri, anche la consegna gratuita di materiale idraulico e per l’edilizia, due paia di scarpe ‘come regalo per i carcerati’, un televisore e un telefono cellulare e perfino un orologio costoso. Per chi opponeva un rifiuto erano ricorrenti minacce o maniere forti: il posizionamento nell’attività di due bombe carta, inesplose solo per caso, o colpi di pistola sparati a scopo intimidatorio. “Don Pasquale … due paia di scarpe di gomma da mandare ai ragazzi carcerati … scarpe quarantacinque, di gomma, le deve mandare a due ragazzi carcerati … ” così Pasquale Miranda, il cognato dei fratelli Papale e marito di Anna Maria Papale, disse al commerciante che vendeva scarpe ad Ercolano. L’intercettazione ambientale nell’auto blindata utilizzata dagli esponenti del clan ha dato agli inquirenti la contezza del metodo intimidatorio messo in atto dalla cosca ercolanese. “Il regalo per i carcerati” nel linguaggio tipicamente mafioso, era – secondo il gip – il metodo per intimidire le vittime e costringerle a pagare, in natura, con beni di consumo, o con i soldi.
Alla base del provvedimento che questa mattina ha portato all’arresto di nove persone a Ercolano, ci sono intercettazioni telefoniche e ambientali ma anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e, soprattutto, le denunce degli imprenditori e dei commercianti che erano stati vessati per anni e che poi, affidandosi alle associazione antiracket presenti in zona, hanno deciso di raccontare tutto quello che per anni in silenzio e nella totale omertà hanno dovuto subire. Sono tre gli imprenditori edili e due i commercianti di Ercolano che hanno deciso di ribellarsi al pizzo imposto dai ras con tre rate all’anno: a Pasqua, Natale e Ferragosto. Chi si rifiutava di pagare la ‘tassa della tranquillita” veniva vessato anche in modo violento. Sono stati infatti registrati atti intimidatori. Per anni le fazioni si sono contrapposte anche con violenti omicidi. Poi la raffica di pentimenti ha bloccato la guerra e portato a decine di arresti che hanno scompaginato gli assetti di entrambe le cosche.


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