Nessuna norma contenuta nel ddl di riforma del processo penale andrà a incidere sul regime dell’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario. Lo precisa, in una nota, il Ministero della Giustizia con riferimento all’allarme lanciato oggi dalla presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli. Il disegno di legge sul processo penale, licenziato in seconda lettura dal Senato (AS 2067), prevede, nella parte riservata alla delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario, che il legislatore delegato disciplini “l’uso dei collegamenti audiovisivi sia a fini processuali, con modalità che garantiscano il rispetto del diritto di difesa, sia per favorire le relazioni familiari”. Il criterio direttivo è chiaro: la tecnologia offre oggi nuove possibilità di comunicazione, che vanno sfruttate. Ma il fatto che ci siano nuove possibilità non significa tuttavia che ci sia un automatico ampliamento della sfera dei diritti o, al contrario, una compressione delle facoltà. Sono altre le norme di legge – quelle che definiscono il percorso rieducativo e trattamentale che definiscono lo status del detenuto. Appare del tutto errato, pertanto – conclude il ministero – interpretare la norma nel senso di un generalizzato, indiscriminato e non ragionato ampliamento dei colloqui con i familiari.