La banda di sardi che voleva rubare la salma di Ferrari sequestrò una coppia. ECCO TUTTI I NOMI

Nuoro. Le indagini che hanno consentito di sgominare l’organizzazione criminale, che aveva fra l’altro il progetto di rubare la salma di Enzo Ferrari, hanno avuto origine nell’ottobre 2007 con il sequestro-lampo, a scopo di rapina, dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce, conclusosi con un bottino di 50mila euro portati via dalla filiale della Banca Intesa di Orosei di cui Cosseddu era direttore e nella quale venne accompagnato dai banditi per il prelievo. I tre malviventi dopo aver intascato i soldi fuggirono liberando gli ostaggi. Le successive indagini portarono gli inquirenti a mettere sotto controllo alcuni sospettati che sono risultati anche legati a traffico di droga. Per quanto riguarda l’inchiesta specifica sul sequestro dei coniugi e la conseguente rapina, sono state individuate due persone, Giovanni Sanna, di 50 anni, e Graziano Pinna, di 39, entrambe di Borore, nei confronti delle quali sono stati raccolti elementi che hanno portato alla loro iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura Distrettuale Antimafia di Cagliari. Dalle indagini avviate per il sequestro è nato quindi un procedimento autonomo sula mercato della droga e da qui è iniziata un’ampia attività investigativa a carico dei trafficanti di stupefacenti barbaricini e dei loro complici.

Sono 45 complessivamente le persone coinvolte fra quelle arrestate, ai domiciliari, con obbligo di dimora e denunciate. Dall’attività investigativa sono emersi, sostanzialmente, due distinti (seppure tra loro collegati) filoni d’indagine: da un lato quello riguardante le attività illecite di Graziano Mesina (condannato a 30 anni nel dicembre scorso per essere a capo di una banda di trafficanti di droga), dall’altro i traffici sempre di stupefacenti di esponenti campidanesi e barbaricini. E’ quanto è stato spiegato in una conferenza stampa nel Comando carabinieri di Nuoro durante la quale sono stati forniti i dettagli dell’operazione. Nel corso dell’attività investigativa sono stati sequestrati in vari anni rilevanti quantità di cocaina e marijuana, ma anche armi (fucili, mitragliatori, pistole). In particolare il principale canale di approvvigionamento delle armi di quello che viene considerato la figura di spicco dalla banda, Antonio Mereu, di Orgosolo, arrivava tramite un noto armaiolo/perito balistico che a sua volta, sfruttando la sua professionalità e le sue conoscenze, era riuscito a attivare un ininterrotto canale di approvvigionamento di armi da una struttura dell’Esercito, grazie alla complicità di un militare ed un impiegato civile del ministero della Difesa. Il sistema criminale – hanno sottolineato i carabinieri – era incentrato sulle procedure di rottamazione delle armi del 15/o Ce.Ri.Mat. (Centro Rifornimenti e Manutenzione) dell’Esercito di stanza a Padova. L’armaiolo Renato Bazzan e suo figlio Willy (entrambi arrestati), il primo capo squadra dei Vigili del Fuoco di Padova ed il secondo pompiere ‘discontinuo’, attraverso il luogotenente Giuseppe Mattei ed il dipendente Paolo Paris, entrambi in servizio al 15/o Ce.Ri.Mat., trafugavano armi intere o parti che poi venivano consegnate a Renato Bazzan. Questi a sua volta le rendeva clandestine modificando la matricola. Successivamente le armi venivano cedute anche a Mereu che a sua volta le immetteva nel mercato clandestino sardo e calabrese. Le armi venivano utilizzate anche quale corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla ‘Ndrangheta ed inviate per lo smercio in Sardegna.

Nel complesso la Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari ha richiesto ed ottenuto l’arresto per Giovanni Antonio Mereu, di 47 anni, residente a Traversetolo (Parma); Pasquale Musina, di 40, Antonio Mereu, di 27, e Antonello Mereu, di 26, questi ultimi residenti a Orgosolo (Nuoro); Giovanni Succu, di 49, residente a Villanova Sull’Arda (Pc); Antonio Francesco Pipere, di 51, e Antonio Francesco Mereu, di 54, residenti a Orgosolo; Francesco Riillo, di 46, domiciliato a Viadana (Mn); Giuseppe Mattei, di 56, residente a Cadoneghe (Pd); Paolo Paris, di 52, residente a Stanghella (Pd); Renato Bazzan, di 58, residente a Conselve (Pd); Willy Bazzan, di 29, residente a Conselve (Pd); Cesare Agresti, di 65, residente a Traversetolo (Pr); Stefano Agresti, di 31, di Traversetolo (Pr); Emanuele Cianciotto, di 52, di Fonni (Nu); Antonello Lutzu, di 52, di Mamoiada (Nu); Graziano Lutzu, di 26, di Nuoro; Antonino Modafferi, di 37, di Parma; Velio Tomaso Marini, di 52, di Basilicanova (Pr). Agli arresti domiciliari Giulio Cesare Mulas, di 45, di Tertenia (Nu); Agostino Pudda, 66, residente a Montechiarugolo (Pr); Marco Arzu, di 33, residente a Montefiorino (Mo); Roberto Mezza, di 50, residente a Fombio (Lo). Applicazione dell’obbligo di dimora per Lucio Baltolu, di 56, di Olbia; Andrea Piredda, di 58, di Nulvi (Nu); Peppino Puligheddu, di 52, di Orgosolo; Gentijan Tusha, di 35, albanese; Gaetano Friio, di 51, residente a Viadana (Mn); Giampiero Serra, di 55, Sogliano al Rubicone (Fc); Antonio Giordano, di 52, Gattico (Re); Costantino Nieddu, di 63, residente a Volterra; Luca Carboni, di 46, residente a Orani (Nu); Edoardo Sari, di 74, residente a Graffignana (Lo); Luciano Canu, di 75, residente a Parma. Ci sono poi anche vari denunciati (quattro della banda Mesina ora detenuti) e sette a piede libero. 


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