Era diventato un imprenditore in Messico il latitante narcos oroginario di Gragnano, Giulio Perrone. Si era rifatto una vita, aveva sposato una donna del luogo e aveva avuto anche dei figli. Viveva a Ciudad Madero, nell’estreÂmitaÌ€ sud orientale dello Stato di Tamaulipas, che si trova al confine tra il Messico e gli Usa, nota località turistica rinomata per la sua spiaggia di sabbia bianca come dimostra la foto diffusa dalla polizia italiana di Perrone tratta dal suo profilo facebook messicano con il nome di Saverio Garcia Galiero (che era il cognome della madre). Perrone era latitante dal 1994 e deve la sua ascesa criminale alla ex moglie, gragnanese come lui. Negli anni Settanta i due si erano dati all’attività della prostituzione nel famoso quartiere di Castellammare di Stabia della “Caperrina”.Fecero innamorare un agricoltore di Gragnano al quale “spillarono” oltre 150 milioni di vecchie lire. E all’epoca poi Perrone aprì un bar sul Viale Europa di Castellammare, che ha gestito fino a metà degli anni Ottanta, e diventato poi negli anni il ritrovo abituale dei tifosi della Juve Stabia. Il passo verso la criminalità attraverso il clan D’Alessandro fu breve dopo la stagione del contrabbando. E così anche Perrone divenne trafficante di droga. Avendo una disponibilità economica maggiore divenne trafficante in proprio. Non a caso fu arrestato il 13 gennaio 1993 insieme alla moglie e ad un’altra persona mentre introduceva e trasportava nel territorio italiano una trance (oltre 16 Kg. di cocaina) di stupefacente destinato alla vendita al dettaglio da parte delle famiglie camorristiche committenti. Si era legato ai clan napoletani forti all’epoca come i Mazzarella di San Giovanni a Teduccio , i Polverino di Marano, i Formicola sempre di San Giovanni a Teduccio e i Tolomelli del rione Sanità . Per loro conto importava in Italia fiumi di droga. Prima della condanna a seguito dell’arresto si rese uccel di bosco. In Messico dopo venti anni di bella vita ora è stato stanato e arrestato nei pressi della sua abitazione. E ora in Italia deve scontare una condanna definitiva a 22 anni di reclusione inflittagli perché responsabile del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.
 Alberto Ferretti