E’ una sentenza di portata storica quella emessa ieri dai giudici della Quarta sezione della Corte d’assise di Napoli (collegio presieduto da Giuseppe Provitera). I 14 ergastoli inflitti agli Scissionisti dell’ala Amato-Pagano per il duplice omicidio Salierno-Montanino servono a cristallizzare responsabilità e ruoli all’interno di una delle guerre di camorra più sanguinose che Napoli ricordi. A nulla sono servite le ammissioni di colpe avvenute in fase processuale di alcuni di loro come Arcangelo Abete, Gennaro Marino, Ciro Mauriello e Vincenzo Notturno, ad evitare la condanna al massimo della pena. Il pm Simona Cataldi della Dda di napoli aveva usato parole di fuoco nel corso della sua requisitoria parlando di scelta “utilitaristica” e dettata solo dall’esigenza di ottenere sconti di pena che non sono arrivati. Condanne storiche perché dopo l’omicidio Montanino-Salierno, persero infatti la vita altre 83 persone, sia tra le fila del clan capeggiato da Paolo Di Lauro e dal figlio Cosimo, che tra quelle dei ribelli guidati da Raffaele Amato e Cesare Pagano. Una mattanza inaudita,che si è fermata soltanto nel
marzo 2015.
Determinanti le molteplici ricostruzioni del delitto fornite in questi anni dai pentiti, ben quindici: su tutti Carmine Cerrato, Biagio Esposito, Luigi Secondo, Luca Menna e Rosario
Pariante. Gole profonde, che nel tempo hanno rivelato ogni retroscena della prima faida di Scampia. Gli inquirenti della Dda Stefania Castaldi e Maurizio De Marco hanno così inquadrato il movente di quella clamorosa duplice esecuzione nel malcontento che nell’autunno 2014 stava vivendo il gruppo capeggiato da “’a vecchiarella” e “Cesarino”. I ribelli, sempre più insofferenti alle crescenti mire espansionistiche di Cosimo Di Lauro, avevano così deciso di recapitargli un primo messaggio di ostilità: la morte del suo braccio destro Fulvio Montanino.
E’ il 28 ottobre del 2004: un’auto piomba a folle velocità in via Cupa dell’Arco, feudo del clan Di Lauro, travolge una moto. I sicari scendono dalla vettura, puntano pistola e mitra contro i due centauri e fanno fuoco a ripetizione. Fulvio Montanino e lo zio Claudio Salierno muoiono in un lago di sangue.Ma il figlio di “Ciruzzo ’o milionario”, però, non arretrò di un
solo passo. Anzi, reagì alzando ulteriormente il tiro. Una sanguinosa pagina di camorra archiviata ieri dai primi 14 ergastoli.
La sentenza: condannati al massimo della pena gli esponenti degli Scissionisti: Antonio e Guido Abbinante, Arcangelo Abete, Gennaro Marino, Enzo Notturno, Francesco Barone, Rito Calzone, Antonio Della Corte, Roberto Manganiello, Angelo Marino, Ciro Mauriello, Gennaro Notturno, Carmine e Cesare Pagano. Quattordici anni di reclusione per Ferdinando Emolo, ritenuto affiliato al clan Di Lauro e che avrebbe partecipato a un raid punitivo per vendicare la morte di Montanino e Salierno.
Il verdetto arriva in un momento determinante della vita criminale tra Scampia-Secondigliano e i quartieri e comuni a Nord di Napoli controllati dai reduci dei clan che hanno partecipato alle tre faide di Scampia. Con quattro figli di Di Lauro in libertà ( Marco è latitante da una dozzina di anni) e con le nuove leve che stanno attaccando i feudi degli Amato-Pagano. Ora più che mai gli investigatori sono in massima allerta perché altri venti di guerra spirano all’orizzonte.
(nella foto da sinistra in alto Cesare Pagano, Antonio Abbinante, Guido Abbinante, Arcangelo Abete, Gennaro Notturno, in seconda fila da sinistra Carmine Pagano, Ciro Mauriello, Francesco Barone, Antonio Della Corte e Roberto Manganiello)