L’appalto pilotato per l’impianto di cremazione a Pompei: La Regina in combutta con l’ex sindaco D’Alessio

Pompei. Un appalto pilotato fin dal primo momento quello per la realizzazione dell’impianto di cremazione nel comune di Pompei. Un appalto, con la formula del project financing, per il quale sono finiti agli arresti domiciliari anche l’ex sindaco Claudio D’Alessio e l’ex ingegnere capo del Comune Andrea Nunziata e con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria l’ex assessore del Comune di Pompei Vincenzo Manocchio, oltre a Gianluca Battaglia – componente della commissione di gara – finito in carcere. Un appalto che doveva essere indetto dall’ufficio tecnico della città mariana e dal Responsabile unico del procedimento, Nunziata, ma che fu costruito a tavolino per il consorzio Intertech, capeggiato dall’imprenditore salernitano Luigi Conte, dallo studio Archicons e dall’ingegnere Guglielmo La Regina. Gli atti della gara pilotata, iniziati nel 2011, sono stati trovati nei computer della società di progettazione napoletana, insieme a delle scritture private, nelle quali si stabilivano compensi per la progettazione tecnica e per il piano economico finanziario affidato a Loredana Di Giovanni, poi ‘pentitasi’. Ed è Loredana Di Giovanni che presentandosi, spontaneamente, agli inquirenti lo scorso anno spiega quali furono i contatti tra La Regina e l’allora sindaco di Pompei D’Alessio nella fase della gara per l’impianto. “Guglielmo La Regina aveva contatti diretti con il Sindaco di Pompei Claudio D’Alessio e con l’allora assessore ai lavori pubblici Vincenzo Manocchio (con quest’ultimo, come del resto emerso nella vicenda di Palazzo Teti Maffuccini) l’appalto relativo all’impianto di cremazione di Pompei è stato cronologicamente il primo per il quale mi sono attivata insieme a La Regina, nel 2012” dice. E’ l’Archicons che formalmente istruisce il progetto, ma non solo sceglie i componenti della commissione che dovrà affidare la gara, come Gianluca Battipaglia, uno dei tecnici napoletani arrestati stamattina. Secondo il Gip Federica Colucci ‘Sull’allora sindaco Claudio D’Alessio, convergono a formare un grave quadro indiziario a suo carico la intercettazione n. 5993 in cui lo stesso è descritto dai due interlocutori (La Regina e Di Giovanni) come il destinatario delle indicazioni nominative per la scelta della commissione di gara”.

Alcune intercettazioni sono inequivocabili, come quella in cui Loredana Di Giovanni e Guglielmo La Regina parlano dell’appalto di Pompei “Quando sei andato da sindaco di Pompei a portarci i nomi perché si doveva fare la cosa” dice Di Giovanni alludendo ai nomi per la commissione della Gara. Ed è la donna, stretta collaboratrice di La Regina a riferire che vi erano stati dei problemi in corso di gara con l’iniziale esclusione della Infotech, l’azienda che avrebbe dovuto vincere e la successiva riammissione all’esito di un parere legale chiesto direttamente dal sindaco D’Alessio e a lui inviato dall’avvocato che lo aveva redatto. Per i lavori di realizzazione dell’impianto crematorio di Pompei sono finiti sotto inchiesta per turbativa d’asta D’Alessio, La Regina, Di Giovanni, Umberto Perillo, Silvestro, Luigi Conte, Sergio Stenti, Nunziata, Piemontese, Rispoli e Battaglia – membri della commissione di gara – ma anche il gestore di fatto del consorzio Infratech che si era aggiudicato l’appalto demandandolo poi all’azienda del salernitano Conte. Sono La Regina e Di Giovanni che organizzano tutto dall’inizio alla fine, stabilendo anche le quote corruttive, secondo gli inquirenti, destinate a Battaglia come componente della commissione di gara.

Il Gip ravvisa a carico del dirigente del Comune di Pompei che presentò il progetto, Andrea Nunziata, una serie di falsi, poi non contestati dal pm: progetti, studi di fattibilità, che in realtà furono interamente realizzati negli uffici dell’Archicons. Un appalto che alla fine creò non pochi problemi al gruppo La Regina, con la decisione dell’Ati affidataria di uscire dall’affare e fare subentrare altre aziende. In una intercettazione ambientale del 20 giugno 2014, infatti emerge che Battaglia pretende dei soldi, una pretesa messa a rischio dalla possibilità che l’aggiudicataria dell’appalto Infratech ceda il lavoro a un nuovo appaltatore che non poteva essere controllato dal gruppo. 

Rosaria Federico

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