Scafati. Un mix di droghe e farmaci, così muore il pluripregiudicato Vincenzo Staffetta, cumpariello del boss Franchino Matrone. Una morte che per gli inquirenti è un suicidio, tanto che è bastato un semplice esame esterno del cadavere. Il funerale è pronto, a farlo la ditta intestata alla moglie del boss Matrone, detenuto al 41bis. Cinquantatrè anni, molti dei quali passati nelle patrie galere, Vincenzo Staffetta – uomo rissoso e violento (così lo descrivono le cronache giudiziarie) – avrebbe deciso di suicidarsi. Una circostanza che ha lasciato perplessi chi conosceva la sua indole. Pare, infatti, che il pregiudicato, morto nella sua abitazione di via Acquavitari, abbia lasciato un biglietto di addio ai familiari, lasciando così questa terra nel giorno della festa del papà . Dietro di lui, una scia di processi – quattro quelli più importanti in corso – e di episodi narrati dalle cronache giudiziarie, ma anche di episodi mai scritti in atti giudiziari e che parlano parimenti di violenza e di intimidazioni. Cosa è profondamente cambiato nella sua vita da spingerlo al suicidio in questi ultimi tempi? Una domanda legittima se si pensa che la storia personale di quest’uomo è costellata di violenza, una vita passata così tra decine di grane giudiziarie, molte delle quali appena iniziate. Dalle estorsioni a suon di bombe, alle botte da orbi a chi si opponeva a pagare il pizzo, come emerso nel corso delle indagini per la cattura dell’allora latitante Francesco Matrone ‘a belva. Ma anche le punizioni ai camionisti ‘indisciplinati’ che avevano a che fare con la ditta di trasporti del figlio del boss, Antonio detto Michele. Storia giudiziaria della quale ormai è quasi tutto noto. Era Vincenzo Staffetta, ritenuto uomo organico al clan Matrone, a procurarsi armi da guerra per le rapine ai blindati fatte con una gang di paganesi proprio nel periodo in cui il boss era latitante. Ed era ancora lui a fare affari con le cosche vesuviane dedite allo spaccio di stupefacenti.
Ieri il 53enne che non aveva avuto neppure paura di forze dell’ordine e carabinieri, tanto da collezionare anche un processo per resistenza a pubblico ufficiale, ha deciso di suicidarsi. Questa è la versione che gli inquirenti sostengono sia la più veritiera. Quella scritta negli atti redatti nel corso delle brevi indagini effettuate ieri. Tanto che il caso Staffetta si è chiuso senza che si facessero ulteriori approfondimenti. Con quali farmaci o droghe il pregiudicato abbia deciso di togliersi la vita questo neppure è chiaro, e cosa lo abbia spinto a questo gesto, rimarranno un mistero. Domani mattina, 21 marzo, alle 9,30 si faranno i funerali del 53enne nella Chiesa di San Pietro Apostolo, nel quartiere di periferia dove Staffetta era quasi padrone indiscusso e dove in tanti hanno tremato per le sue intemperanze e le sue minacce. Una morte sulla quale è lecito porsi degli interrogativi ma che sembra stia passando all’ufficialità delle cronache come un suicidio. Una morte sulla quale gli inquirenti e i carabinieri della Tenenza di Scafati hanno già archiviato.
Rosaria Federico