Pizzo e Gigli a Barra: in Appello chiesta la conferma delle condanne per i Cuccaro

Gigli di Barra e clan, continua l’iter processuale nei confronti di boss ed affiliati al gruppo malavitoso che aveva messo le mani sulla festa del quartiere. Una manifestazione motivo di prestigio e di orgoglio per i Cuccaro.Il Procuratore Generale ha chiesto in sede di appello la conferma delle condanne di primo grado nei confronti di tutti gli imputati. Pene che in primo grado hanno riguardato il boss Angelo Cuccaro che ha rimediato 10 anni e 8 mesi di reclusione, col pagamento di una multa di 400mila euro. Il pm Vincenzo D’Onofrio, di anni, ne aveva chiesti 18, ma il Tribunale aveva ‘ridimensionato’ la proposta di pena assolvendo il padrino da un’accusa di estorsione.
Dieci anni e otto mesi invece è la condanna inflitta in primo grado all’altro capo del clan, Andrea Andolfi ‘o minorenne, che per anni ha sostituito i Cuccaro detenuti alla guida del sodalizio. Pure per lui multa da 400mila euro. Pugno duro per Nunzio Andolfi, figlio di Andrea, subentrato al padre nella gestione della riscossione del pizzo: inflitti 8 anni e 3mila euro di multa (il pm voleva 10 anni). Carmine Russo, il mastro di festa, invece è stato condannato ad otto anni di reclusione, e tremila euro di multa. Sette anni, invece, per Giosuè Ambrosanio contro gli 8 anni proposti dal pubblico ministero. Pena più contenuta per Gaetano Gegnoso detto ‘Babà’, che ha deciso di svelare la strumentalizzazione del Giglio da parte dei Cuccaro solo quando, a dibattimento ormai cominciato, sua mo-lie si presentò dai carabinieri con un dossier che ha affossato il ‘sistema’: 4 anni e 8 mesi. Sul tavolo delle accuse numerosi epi- sodi di estorsione (tentata e consumata) con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare la cosca di appartenenza. I Cuccaro, come è emerso dalle indagini, obbligavano commercianti e imprenditori del quartiere a finanziare l’allestimento del Giglio del Popolo. E li obbligavano imponendo il pagamento di una quota che puntualmente i manovali del clan passavano a riscuotere o costringendoli a comprare da loro i gadget della paranza da rivendere nei negozi.

(nella foto il boss Angelo Cuccaro)


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