Scafati. Lo scambio di voto politico-mafioso c’è stato per le consultazioni elettorali del 2013. Lo sostiene la Cassazione che non ha scalfito le accuse nei confronti dell’ex sindaco di Scafati, Angelo Pasqualino Aliberti, Luigi Ridosso e Gennaro Ridosso, i due esponenti del clan che con la lista Grande Scafati appoggiarono la candidatura di Aliberti. Insieme a loro c’era Alfonso Loreto, l’altro capo clan che si adoperò trovando un suo candidato, Roberto Barchiesi, zio dell’allora moglie. Questo è uno dato di fatto sul quale, neppure i giudici della sesta sezione della Cassazione hanno avuto dubbi. Le perplessità sollevate dagli Ermellini, riguardano, invece, la necessità o meno che Angelo Pasqualino Aliberti, Gennaro e Luigi Ridosso, debbano finire in carcere. Le famose esigenze cautelari per le quali i giudici romani hanno chiesto ai colleghi del Tribunale del Riesame di Salerno un supplemento di motivazione. E dunque, il provvedimento dei giudici salernitani è stato annullato con rinvio relativamente a questo aspetto. Il caso giudiziario ritornerà, dunque, a Salerno per un ulteriore approfondimento. Nei prossimi mesi, i difensori degli indagati ritorneranno a discuterne dinanzi al Tribunale salernitano. La decisione della Corte di Cassazione, arrivata poco prima delle 21,30 accoglie in parte i ricorsi dei difensori degli indagati che avevano discusso in mattinata dopo che il procuratore generale presso la Corte di Cassazione aveva mosso gli stessi dubbi poi accolti dagli ermellini. Respinta invece l’impugnazione proposta dalla Procura della Repubblica di Salerno e dal pm Vincenzo Montemurro per Nello Maurizio Aliberti, fratello dell’ex sindaco, per il quale anche il Riesame non aveva accolto l’appello del pm. Nello Aliberti esce indenne, dunque, dall’arresto per l’accusa di scambio di voto relativamente alle Amministrative del 2013.
A difendere i quattro indagati dinanzi alla Corte di Cassazione gli avvocati Giovanni Aricò e Agostino De Caro per Pasquale Aliberti, Dario Vannetiello e Pierluigi Spadafora per Gennaro Ridosso, Michele Sarno per Luigi Ridosso e Antonio D’Amaro per Nello Maurizio Aliberti.
Resta, in piedi, come confermato anche dalla Cassazione il quadro accusatorio nei confronti degli indagati. Solo per questi quattro, il sostituto procuratore della Dda, Vincenzo Montemurro, aveva chiesto l’arresto. Fuori dalla richiesta di arresto anche se indagato nello stesso procedimento anche Alfonso Loreto, poi pentitosi, e gli altri protagonisti di quelle amminastrive ‘drogate’ dal voto della camorra come l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi, l’ex consigliere Raffaele Lupo ed altri esponenti del clan Ridosso-Loreto.
L’arresto ‘rinviato’ per Aliberti non ferma le indagini ancora in corso sulle consultazioni elettorali a Scafati nelle quali sono stati protagonisti lo stesso sindaco uscente e la moglie Monica Paolino, consigliere regionale di Forza Italia, nelle Regionali del 2015. Ma non sono ancora concluse le indagini neanche sull’amministrazione scafatese nei due sindacati di Aliberti, affidate agli uomini della Dia di Salerno, coordinati dal colonnello Giulio Pini e dal capitano Fausto Iannaccone. Secondo l’antimafia gravi ingerenze della criminalità organizzata avrebbero contraddistinto i due sindacati e per questi motivi il 27 gennaio scorso il Ministro dell’Interno ha decretato lo scioglimento del Consiglio comunale di Scafati per infiltrazioni camorristiche. Altra vicenda è quella se Pasquale Aliberti, Luigi e Gennaro Ridosso, e Nello Aliberti debbano o no andare in carcere per quei fatti. Si attende ora la notifica del provvedimento della Corte di Cassazione per capire nello specifico quali cose i giudici del Riesame sono chiamati ad approfondire.
Rosaria Federico