“Se parlo io, devo fuggire in Germania”, il timore di uno degli imprenditori vinicoli vittime del racket

“Se parlo poi sono costretto a fuggire in Germania”: è una delle dichiarazioni rese dalle vittime delle estorsioni ai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Benevento che ha portato all’arresto di cinque persone nel Sannio. In manette sono finiti Annibale Zotti, 66 anni, il figlio Antonio, 40 anni, Raffaele Cavaiuolo, 57 anni, tutti di Solopaca; Giovanni Coletta, 57 anni, di Castelvenere e Guglielmo Labagnara, 69 anni, di Guardia Sanframondi. Tutti colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Maria Ilaria Romano su richiesta del sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosae accusati di estorsione e furto. Nell’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cerreto Sannita risultano coinvolte, indagate a piede libero, anche altre sei persone: tre di Castelvenere (tra loro padre e figlio), il resto di Guardia Sanframondi, Solopaca e Piedimonte Matese.

“Tanta era la paura delle decine di vittime – ha detto il procuratore Giovanni Conzo – che gli investigatori hanno dovuto faticare non poco per abbattere il muro dell’omertà di tanti imprenditori agricoli che venivano taglieggiati”. “Purtroppo la mala pianta se non si taglia all’inizio – ha aggiunto Conzo – si diffonde. Sono fenomeni che vanno combattuti subito perché colpiscono gente onesta che produce uva e vino, gli unici prodotti che creano economia nel territorio della Valle Telesina”.

Le cinque persone arrestate chiedevano un “pizzo” di 140 euro per un terzo di ettaro di terreno per il “servizio” di guardiania che abbracciava un vasto territorio della Valle Telesina coltivato a vigneti, pari a circa 4mila ettari. Ha spiegato ancora il procuratore della Repubblica, Giovanni Conzo. “Il pagamento del ‘servizio’ – ha aggiunto Conzo – avveniva per lo più nel giorno di San Filippo, ovvero il 26 maggio”. Le indagini, che potrebbero riservare ulteriori sviluppi, sono durate quasi due anni ed hanno preso il via dopo le denunce fatte da alcune vittime, “anche se – ha aggiunto il procuratore – non è stato facile abbattere il muro dell’omertà”.


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