Torre Annunziata. “Mi serve lo sciroppo. Ce l’hai, me la porti la fiala?”. I messaggi in codice al cellulare non hanno evitato il carcere a Raffaele Veneruso, 50enne pregiudicato di Boscotrecase, finito in manette ieri al termine di un’inchiesta sullo spaccio di metadone condotta dai carabinieri della stazione di Torre Annunziata. Il pusher degli “ultimi”, quasi disperati, manovale al porto di Napoli e tossicodipendente iscritto al SerT, ritirava il medicinale in affidamento. Raffaele Veneruso era infatti autorizzato a somministrarselo a casa. Forse, il pregiudicato portava via dal centro anche flaconi senza alcuna autorizzazione, gestendo poi la sua illecita attività di spaccio a 15 euro a dose. Tra i clienti abituali di Raffaele Veneruso c’era anche l’ex moglie. L’inchiesta, partita dopo un tentativo di truffa alla posta del 50enne, ha permesso agli inquirenti di ricostruire l’attività segreta del pusher, già arrestato in precedenza e a stretto giro, sempre in flagranza, per episodi di spaccio. Gli incontri tra il pusher ed i clienti avvenivano nelle stazioni della Circumvesuviana. Di solito, l’appuntamento veniva fissato alla centrale di Torre Annunziata. Poi, in seguito, a Trecase, Pompei e Moregine. “Ti pago con un paio di scarpe”. Questa, una delle frasi intercettate durante i colloqui telefonici tra Veneruso ed un cliente di origini ucraine ma da tempo residente nel Vesuviano. Il pusher degli “ultimi” spacciava non di rado anche cocaina. “Hai il bianco?” così gli chiedeva infatti un altro acquirente. Raffaele Veneruso, tossicodipendente iscritto al SerT, forniva infine suggerimenti preziosi sul come “tagliare” le dosi di droga. “Ti deve bastare per almeno 2-3 giorni. Poi ti spiego come fare”. In questo modo, il 50enne pregiudicato – come emerge dalle 26 pagine dell’ordinanza di custodia in carcere firmata dal Gip – dava utili consigli sull’utilizzo per più giorni dello “sciroppo” e della “coca”.
Monica Barba