Torre del Greco. Era finita in manette insieme a 28 capi e soldati del clan Papale, accusata di associazione a delinquere e detenzione di arma da fuoco. Ma, a differenza dei restanti imputati finiti nel blitz, aveva scelto di essere giudicata con la formula del rito ordinario per dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati dal pubblico ministero Maria Di Mauro della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Una scelta che – a tre anni dalla manette – ha premiato Michela Oliviero, 25enne di Torre del Greco. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata – presidente Antonio Pepe – hanno, infatti, assolto la donna ritenuta dagli investigatori “associata” alla cosca dei cosiddetti “siciliani”. La vicenda risale al gennaio del 2011, quando – secondo l’accusa – Michela Oliviero avrebbe portato in pubblico una pistola di calibro e modello non identificato per favorire il clan Papale. Una tesi smontata dalla donna – assistita dall’avvocato Maurizio Toscano -durante il dibattimento davanti ai giudici della seconda sezione pena le, pronta a mandare assolta Michela Oliviero a tre anni dall’arresto.
Torre del Greco, legami con il clan Papale: scagionata lady Oliviero
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